I numerosi esempi di pellicole cinematografiche che predicono un evento spartiacque come l’inside job del 9 11 ci inducono a riflettere sul nesso tra prescienza e predestinazione. Se, escludendo la mera coincidenza, è possibile prevedere il futuro, significa che qualcuno orchestra gli eventi e che, ad un livello superiore, essi si dispongono lungo una traiettoria predefinita.
Come abbiamo osservato in altre occasioni, la concatenazione degli avvenimenti potrebbe essere solo apparente, poiché le vicende paiono disporsi lungo una sequenza temporale, ma sono già accadute nell’istante ucronico. E’ naturale che tale configurazione ontologica esclude il libero arbitrio: esso non è solo la possibilità di optare tra A e B, ma anche la chance (abbaglio?) di piegare i fatti e la realtà alla propria volizione.
Si ripete che l’assenza della libertà umana distrugge la morale. E’ certamente così: infatti quale responsabilità etica hanno degli esseri le cui esistenze sono predeterminate al 100 per cento? Si afferma che Dio, pur conoscendo il futuro, lascia agli uomini la libertà di decidere e di agire. Nondimeno la prescienza divina, se non collide con l’idea di libero arbitrio, la immiserisce: quale valore può avere per l’Essere supremo un futuro di cui conosce ab origine tutto? E’ come se seguissimo un film, sapendo, sin dai titoli di testa, ogni particolare dell’intreccio sino all’epilogo, del sistema dei personaggi, della sceneggiatura etc. Che tedio! La prescienza non è meno noiosa della predestinazione.
Per tentare di superare l’impasse si potrebbe congetturare una Coscienza semi-incosciente (concezione ossimorica) che esperisce miliardi di situazioni, proiettandosi ora nel bene ora nel male. In quanto Coscienza unica essa è libera, ma, nel momento in cui si frammenta (dimenticandosi) nelle sorti dei singoli, questi sono predestinati, giacché si limitano a recitare, nonostante non ne siano consapevoli, uno dei tanti copioni scritti dalla Coscienza in trance. In questo modo si riuscirebbe a conciliare l’inconciliabile, ossia il fato e la libertà, rinunciando, però, all’idea di Provvidenza.
Purtroppo tentiamo di dar ordine alle cose, di rintracciare una logica nell’universo, laddove l’irrazionalità esplode in milioni di schegge. Così la stessa idea di Dio, più che essere difficile da concepire, è inaccettabile, perché non si riesce ad armonizzarla con la presenza perenne ed indomita del male. Ci ritroviamo allora in un "punto di Lagrange" dove la fede e la miscredenza si annullano a vicenda: mentre molti indizi depongono a favore dell’esistenza di un Creatore, altrettanti la smentiscono.
Che il non-senso, la malvagità ed il mysterium iniquitatis siano confinati nel tempo, non è motivo sufficiente per accogliere l’infinito, gelido silenzio in cui annegano le domande (e le richieste) lancinanti.
Come abbiamo osservato in altre occasioni, la concatenazione degli avvenimenti potrebbe essere solo apparente, poiché le vicende paiono disporsi lungo una sequenza temporale, ma sono già accadute nell’istante ucronico. E’ naturale che tale configurazione ontologica esclude il libero arbitrio: esso non è solo la possibilità di optare tra A e B, ma anche la chance (abbaglio?) di piegare i fatti e la realtà alla propria volizione.
Si ripete che l’assenza della libertà umana distrugge la morale. E’ certamente così: infatti quale responsabilità etica hanno degli esseri le cui esistenze sono predeterminate al 100 per cento? Si afferma che Dio, pur conoscendo il futuro, lascia agli uomini la libertà di decidere e di agire. Nondimeno la prescienza divina, se non collide con l’idea di libero arbitrio, la immiserisce: quale valore può avere per l’Essere supremo un futuro di cui conosce ab origine tutto? E’ come se seguissimo un film, sapendo, sin dai titoli di testa, ogni particolare dell’intreccio sino all’epilogo, del sistema dei personaggi, della sceneggiatura etc. Che tedio! La prescienza non è meno noiosa della predestinazione.
Per tentare di superare l’impasse si potrebbe congetturare una Coscienza semi-incosciente (concezione ossimorica) che esperisce miliardi di situazioni, proiettandosi ora nel bene ora nel male. In quanto Coscienza unica essa è libera, ma, nel momento in cui si frammenta (dimenticandosi) nelle sorti dei singoli, questi sono predestinati, giacché si limitano a recitare, nonostante non ne siano consapevoli, uno dei tanti copioni scritti dalla Coscienza in trance. In questo modo si riuscirebbe a conciliare l’inconciliabile, ossia il fato e la libertà, rinunciando, però, all’idea di Provvidenza.
Purtroppo tentiamo di dar ordine alle cose, di rintracciare una logica nell’universo, laddove l’irrazionalità esplode in milioni di schegge. Così la stessa idea di Dio, più che essere difficile da concepire, è inaccettabile, perché non si riesce ad armonizzarla con la presenza perenne ed indomita del male. Ci ritroviamo allora in un "punto di Lagrange" dove la fede e la miscredenza si annullano a vicenda: mentre molti indizi depongono a favore dell’esistenza di un Creatore, altrettanti la smentiscono.
Che il non-senso, la malvagità ed il mysterium iniquitatis siano confinati nel tempo, non è motivo sufficiente per accogliere l’infinito, gelido silenzio in cui annegano le domande (e le richieste) lancinanti.
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