24 dicembre, 2007

Speranza

Nietzsche considerava la speranza il peggiore dei mali, perché essa continua a tenere gli uomini sulla corda, ad illuderli, quindi ad ingannarli. Inoltre la speranza proietta la vita in un futuro incerto, precario, chimerico, distogliendo gli uomini dal vivere qui ed ora in modo intenso.

Non è un caso se la speranza era contenuta nel vaso di Pandora, vaso da cui si sprigionarono tutti i mali che affliggono l'umanità da quando essa calpesta la Terra. Come dar torto al filosofo tedesco? La speranza assomiglia a quei ganci cui sono appesi i quarti di bestiame nelle macellerie. E' un sentimento cui ci aggrappiamo non per vivere, ma per sopravvivere. Ormai defunte le certezze metafisiche, è difficile trovare una persona che consideri la speranza "uno attender certo de la gloria futura, il qual produce grazia divina e precedente merto". (Paradiso, Canto XXV). E' inevitabile che in una vita non sorretta da una fede tetragona, la speranza trascolori in qualcosa di più indistinto, simile ad un effluvio che avvertiamo appena all'improvviso e che ridesta un ricordo piacevole.

Quante volte la speranza si confonde con l'illusione e l'illusione è un gioco, etimologicamente, quindi un tragico gioco, un inganno. Ci si pasce così di illusioni, ci si perde in futili reverie, insofferenti di questa "realtà" nuda, dura e gelida come un blocco di marmo. Ora la speranza è un velo che copre gli anni, il tempo trascorso e quello futuro come un sudario.

Come rinunciare alla speranza in una vita migliore? Ci spera l'operaio che rincasa in auto mentre le luci livide dei lampioni galleggiano nelle pozzanghere di pioggia. Ci spera l'impiegato oppresso dall'inutile ripetizione delle cose, mentre per qualche istante scruta un quadrato di cielo azzurrognolo oltre la finestra. Ci spera il giovane curvo sui libri universitari e l'anziano al parco che passeggia da solo tra i viluppi rossi di raggi al tramonto...

Eppure ancora una volta per tentare di afferrare l'inafferrabile e comprendere qualcosa di questa compagna odiosamata della vita, bisogna dimenticare i significati, i valori semantici, le etimologie. Ascoltiamo: in greco speranza è hélpis, in inglese hope, in tedesco Hoffnung, in olandese hoop... Ecco: la quintessenza della speranza è in quell'aspirazione iniziale, in quel respiro, in quel soffio fresco come la brezza primaverile. La speranza, comunque la si intenda e la si viva, se è vera, è il respiro della vita. Se si smette di respirare, si smette di vivere.

9 commenti:

  1. Ah Zret, se chiudendo gli occhi tu potessi respirare il sapore dei tuoi mondi sommersi, se quietando la mente appena un poco tu potessi scorgere ciò che è velato alla tua dotta attenzione, vedresti che la speranza ha anche un volto e un futuro e non solo un nome.

    Con affetto, Buon Natale

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  2. Donnie sono solo immagini del mio animo poetico. Non pretendo universalità e quindi non ho spiegazioni. Ma tutto può cambiare per il singolo se chiudendo gli occhi inizia a deridere i propri pensieri. Allora la speranza ha una possibilità di affacciarsi e, sussurrando il tuo morire, di farti ricordare.
    Neti,neti

    Ciao

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  3. Ciao Zret...

    Vedo che ti sei nutrito (anche) di Nietzche...

    Un augurio di serene feste e un buon proficuo 2008...

    Claus

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  4. Quelle di Timor sono soprattutto immagini e suoni: spesso immagini e vibrazioni sono più espressivi dei significati percepiti, intesi o fraintesi.
    Purtroppo Nietzsche in alcune opere esprime una visione quasi scientista della realtà che non condivido, ma resta un filosofo interessante, perché non sistematico, contraddittorio e dionisiaco.

    Serene feste a tutti!

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  5. Qualche tempo fa mi pare di aver scritto - ma di cose ne scrivo e soprattutto ne penso talmente tante che non ricordo nemmeno che cosa mi è passato per la testa alcune ore fa - che gli dei hanno instillato nell'anima degli uomini la speranza affinchè questi riescano a sopravvivere.
    Confermo quel che dissi allora e tu stesso adotti la medesima visione delle cose.
    Come dire: bisogna impostare la propria esistenza su delle illusioni. Ma sono poi illusioni e, se tali, di che stoffa sono fatte tali illusioni? Che cosa pensare allora di un Occidente che almeno in parte ha basato la propria stabilità religiosa ed emotiva sul mito e sulla leggenda del Natale?
    Leggenda tra l'altro non originale ma presa a prestito dal Mithraismo nel quarto secolo e quindi dopo il Concilio di Nicea. Quante opere d'arte figurative e musicali suscitate da tale ciclo fiabesco!
    Nel recarmi a Messa - si, perchè nonostante tutto continuo ad andare a Messa la domenica - sono veramente allibito su come una Religione possa continuare a sopravvivere su dei miti e su delle leggende. Incredibile davvero.
    E decine o centinaia di milioni di persone portano la propria mente razionale all'ammasso quando ascoltano e credono che tali eventi si siano effettivamente verificati. Non ho parole.
    Ma forse la nostra mente è stata congegnata di modo che per essa quel che conta veramente è l'eccezione, vale a dire il meraviglioso e il numinoso e non la squallida realtà esperita e conosciuta con modalità positiva, razionale. Non per niente i Vangeli insistono sui termini 'semeia kai terata'. A quanto pare, per vivere,solo lo stupore conta e tutto il resto no.

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  6. Condivido i tuoi dubbi, Paolo, ma confesso che non vado a Messa da moltissimi anni ormai, anche perché avverto, in queste chiese progettate da architetti eccentrici, energie negative che si sprigionano sia dagli arredi sia dai fedeli.

    Ciao e grazie.

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  7. Senza Speranza avremmo già tirato le cuoia da tempo... buone feste!

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  8. Se scopriste di essere eterni, che nome avrebbe la speranza?

    Ciao

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