Si suole ripetere che il futuro appartiene alle nuove generazioni. E’ affermazione in parte retorica, sebbene sia vero che i giovani sono gli eredi, volenti o nolenti, di un mondo costruito (o distrutto) da chi li ha preceduti. Se si considerano in modo spassionato le nuove leve, bisogna, però, ammettere che se ne traggono ben poche ragioni di speranza in un futuro migliore.
Non sarà neanche del tutto colpa degli adolescenti e dei giovani attuali, ma, se solo confrontati con quelli di qualche decennio passato, si rileva una spaventosa decadenza. Non è un discorso da laudator temporis acti, bensì una constatazione.
Un esempio può essere sintomatico. Nel 1969 a Woodstock, cittadina degli Stati Uniti (stato di New York) si svolse nel 1969 un grande festival di musica rock, assurto a simbolo dell'aggregazione giovanile. L'evento fu contraddistinto da una pioggia torrenziale che fu scatenata attraverso la dispersione di composti chimici nelle nubi con il ricorso ad appositi aerei.
Un giovane, nell'ambito del documentario sul concerto tenutosi a Woodstock, così si espresse: "Ho qualcosa da dire: vorrei sapere perché quei porci fascisti inseminano le nuvole. Li ho visti passare più volte nell'ultima ora, con tutto quel fumo che usciva ed inseminava le nubi. Che cos'è quella roba che viene giù? Perché i media non riportano queste cose alla gente? Si, vi dico quello che sta accadendo. Li ho visti più volte: aerei di origine sconosciuta inseminano le nuvole e provocano la pioggia!"
Orbene, mi chiedo se oggi qualche ragazzo si accorgerebbe di un nubifragio provocato dal passaggio di aerei chimici (e sì che in questi ultimi tempi avviene spesso, mentre ogni giorno il cielo è deturpato da scie tossiche), dimostrando spirito di osservazione. Non solo: il pubblico del concerto accettò il temporale con gioia. Certo, fu un inconveniente, ma la pioggia fu accolta come un lavacro purificatore, come un piacevole diversivo. A ragione! Le piogge sono fecondatrici: in estate sopiscono la calura, sempre donano nutrimento alla terra ed ai suoi abitanti. Dopo un acquazzone l’aria è frizzante, il cielo, un po’ alla volta, si rasserena ed ampi spazi di azzurro terso si allargano tra nubi di un bianco scintillante. Purtroppo oggi la pioggia è stata demonizzata e sono proprio sovente i giovani ad inveire e ad imprecare, non appena cadono due gocce. Forse in futuro preferiranno dissetarsi, bevendo l’orina. De gustibus... [1]
Come sempre esistono le eccezioni: un drappello di appartenenti alle nuove stirpi è animato da curiosità intellettuale, spirito critico ed amore per la verità, ma l’eccezione, più che confermare la regola, ne sancisce la sua stolida supremazia.
Il discorso va poi esteso ai genitori degli “studenti” di oggi. Separati da un lasso temporale breve (i genitori non sono attempati) e soprattutto accomunati da una visione del mondo simile, una concezione che è il risultato di un pluridecennale plagio, genitori e figli, in dissidio su tutti i particolari, si trovano d’accordo sull’essenziale, in quanto avvilenti espressioni dello stesso sistema. E’ il medesimo sistema che fagocita e neutralizza, come fossero corpi estranei, quel gruppetto di liberi pensatori (forse basterebbe definirili “esseri umani”), a qualunque fascia d’età, classe o nazione essi appartengano.
Così incontreremo giovani che, pur non essendo malvagi, sono fatui, incapaci di sognare, attaccati al denaro ed alle cose non meno degli adulti: essi badano al loro “particulare”, noncuranti sia degli altri sia del loro futuro. Purtuttavia, giova ripeterlo, padri e madri non sono molto diversi dai loro rampolli. I primi, superficiali, prosaici, arroganti, egoisti... sono responsabili di un’educazione deleteria, ancorata a disvalori. Non crescono figli, ma assemblano automi. Confondono la cultura con il voto, la libertà con la licenza. La loro protesta sterile e settaria non sfiora mai le istituzioni, ma si scaglia contro la minoranza che non si integra. Anche le manifestazioni di liceali ed universitari contro i ministri della pubblica distruzione e le loro scandalose iniziative si concentrano su questioni meramente utilitaristiche, quando non vanno nella direzione sbagliata. Coloro, invece di rivendicare il diritto ad un sapere che non sia condizionato dagli organi istituzionali che hanno stravolto e stravolgono la storia e la scienza, si prefiggono l’aberrante obiettivo di una scuola informatizzata.
Che differenza rispetto ai fans di Woodstock! Velleitari, ingenui, anch’essi vulnerabili alle seduzioni della propaganda, erano, però, ancora una frangia non allineata in cui un filosofo come Herbert Marcuse poteva confidare per la costruzione di una società più giusta. Almeno quelli, pur con tutti loro limiti, sognavano un mondo migliore; oggi i teen agers ed i giovani reputano la Suburra in cui “viviamo” “il migliore dei mondi possibili”. Almeno quelli amavano la natura di un amore viscerale; oggi la tecnologia più bieca e distruttiva è l’idolo.
Vero è che tutte queste generazioni degenerate sono per lo più vittime di un potere perverso, ma talora le vittime sanno essere più feroci dei carnefici. Come i carnefici, prima o dopo, riceveranno la loro ricompensa o, meglio, esperimenteranno le conseguenze della loro abissale pochezza, della loro irredimibile ottusità.
[1] Le piogge artificiali degli anni precedenti al 2000 non erano pericolose quanto quelle attuali che sono prodotte per mezzo di batteri come lo Pseudomonas syringae e lo l'Escherichia coli.
Non sarà neanche del tutto colpa degli adolescenti e dei giovani attuali, ma, se solo confrontati con quelli di qualche decennio passato, si rileva una spaventosa decadenza. Non è un discorso da laudator temporis acti, bensì una constatazione.
Un esempio può essere sintomatico. Nel 1969 a Woodstock, cittadina degli Stati Uniti (stato di New York) si svolse nel 1969 un grande festival di musica rock, assurto a simbolo dell'aggregazione giovanile. L'evento fu contraddistinto da una pioggia torrenziale che fu scatenata attraverso la dispersione di composti chimici nelle nubi con il ricorso ad appositi aerei.
Un giovane, nell'ambito del documentario sul concerto tenutosi a Woodstock, così si espresse: "Ho qualcosa da dire: vorrei sapere perché quei porci fascisti inseminano le nuvole. Li ho visti passare più volte nell'ultima ora, con tutto quel fumo che usciva ed inseminava le nubi. Che cos'è quella roba che viene giù? Perché i media non riportano queste cose alla gente? Si, vi dico quello che sta accadendo. Li ho visti più volte: aerei di origine sconosciuta inseminano le nuvole e provocano la pioggia!"
Orbene, mi chiedo se oggi qualche ragazzo si accorgerebbe di un nubifragio provocato dal passaggio di aerei chimici (e sì che in questi ultimi tempi avviene spesso, mentre ogni giorno il cielo è deturpato da scie tossiche), dimostrando spirito di osservazione. Non solo: il pubblico del concerto accettò il temporale con gioia. Certo, fu un inconveniente, ma la pioggia fu accolta come un lavacro purificatore, come un piacevole diversivo. A ragione! Le piogge sono fecondatrici: in estate sopiscono la calura, sempre donano nutrimento alla terra ed ai suoi abitanti. Dopo un acquazzone l’aria è frizzante, il cielo, un po’ alla volta, si rasserena ed ampi spazi di azzurro terso si allargano tra nubi di un bianco scintillante. Purtroppo oggi la pioggia è stata demonizzata e sono proprio sovente i giovani ad inveire e ad imprecare, non appena cadono due gocce. Forse in futuro preferiranno dissetarsi, bevendo l’orina. De gustibus... [1]
Come sempre esistono le eccezioni: un drappello di appartenenti alle nuove stirpi è animato da curiosità intellettuale, spirito critico ed amore per la verità, ma l’eccezione, più che confermare la regola, ne sancisce la sua stolida supremazia.
Il discorso va poi esteso ai genitori degli “studenti” di oggi. Separati da un lasso temporale breve (i genitori non sono attempati) e soprattutto accomunati da una visione del mondo simile, una concezione che è il risultato di un pluridecennale plagio, genitori e figli, in dissidio su tutti i particolari, si trovano d’accordo sull’essenziale, in quanto avvilenti espressioni dello stesso sistema. E’ il medesimo sistema che fagocita e neutralizza, come fossero corpi estranei, quel gruppetto di liberi pensatori (forse basterebbe definirili “esseri umani”), a qualunque fascia d’età, classe o nazione essi appartengano.
Così incontreremo giovani che, pur non essendo malvagi, sono fatui, incapaci di sognare, attaccati al denaro ed alle cose non meno degli adulti: essi badano al loro “particulare”, noncuranti sia degli altri sia del loro futuro. Purtuttavia, giova ripeterlo, padri e madri non sono molto diversi dai loro rampolli. I primi, superficiali, prosaici, arroganti, egoisti... sono responsabili di un’educazione deleteria, ancorata a disvalori. Non crescono figli, ma assemblano automi. Confondono la cultura con il voto, la libertà con la licenza. La loro protesta sterile e settaria non sfiora mai le istituzioni, ma si scaglia contro la minoranza che non si integra. Anche le manifestazioni di liceali ed universitari contro i ministri della pubblica distruzione e le loro scandalose iniziative si concentrano su questioni meramente utilitaristiche, quando non vanno nella direzione sbagliata. Coloro, invece di rivendicare il diritto ad un sapere che non sia condizionato dagli organi istituzionali che hanno stravolto e stravolgono la storia e la scienza, si prefiggono l’aberrante obiettivo di una scuola informatizzata.
Che differenza rispetto ai fans di Woodstock! Velleitari, ingenui, anch’essi vulnerabili alle seduzioni della propaganda, erano, però, ancora una frangia non allineata in cui un filosofo come Herbert Marcuse poteva confidare per la costruzione di una società più giusta. Almeno quelli, pur con tutti loro limiti, sognavano un mondo migliore; oggi i teen agers ed i giovani reputano la Suburra in cui “viviamo” “il migliore dei mondi possibili”. Almeno quelli amavano la natura di un amore viscerale; oggi la tecnologia più bieca e distruttiva è l’idolo.
Vero è che tutte queste generazioni degenerate sono per lo più vittime di un potere perverso, ma talora le vittime sanno essere più feroci dei carnefici. Come i carnefici, prima o dopo, riceveranno la loro ricompensa o, meglio, esperimenteranno le conseguenze della loro abissale pochezza, della loro irredimibile ottusità.
[1] Le piogge artificiali degli anni precedenti al 2000 non erano pericolose quanto quelle attuali che sono prodotte per mezzo di batteri come lo Pseudomonas syringae e lo l'Escherichia coli.