Si ritiene generalmente che il sadismo sia una manifestazione peculiare del mondo contemporaneo. Il termine stesso, come è noto, risale a Donatien Alphonse Francois de Sade (Parigi 1740-1814), il noto romanziere e pensatore che portò alle estreme conseguenze i principi dell'Illuminismo, teorizzando una forma di radicale materialismo ateo conseguente con l'arida, accecante logica dei philosophes.
Nella storia umana sono innumerevoli gli esempi di crudeltà e di ferocia, ma in genere tali azioni brutali non sono avallate da giustificazioni teoriche, anzi appartengono alla sfera del sacro, del simbolico, come i pur abominevoli sacrifici umani o i cruenti riti di iniziazione, a base di sevizie che mirano ad un processo di morte e di rinascita. In moltissimi casi, la violenza è la sanguinaria espressione di guerre, rivoluzioni, tumulti: sono situazioni causate da istinto di morte e volontà di dominio che sembrerebbero prescindere, di solito, da compiacimenti perversi.
Le stesse perversità si accendevano in scintille licenziose o parodistiche o dissacranti nella letteratura antica, ma è sufficiente confrontare alcuni episodi lubrici del Satyricon con la meccanica, squallida depravazione delle pagine scritte dal marchese De Sade, per accorgersi dell'abissale differenza.
Resta il dubbio che un atteggiamento sadico affiorasse almeno in certe occasioni, anche prima dell'evo contemporaneo: alcuni dei Romani che assistevano agli spettacoli gladiatori, a qualunque classe appartenessero, dovettero palesare un'attrazione morbosa per la sofferenza inflitta agli sventurati combattenti. Fu instillata da demoni?
All'interno degli eserciti poi il sadismo è fenomeno non infrequente: associato alle perversioni più strambe e cerebrali, trova terreno fertile nelle aberrazioni della disciplina e della gerarchia militare. (Si veda The mint di T.E. Lawrence). Sembra, però, essere una caratteristica degli eserciti dei nostri tempi, mentre nella Grecia ed in Roma antica, fra gli opliti, fra i legionari non era rara la solidarietà, lo spirito di corpo.
E' aspetto del sadismo lo stillicidio, ossia il prolungamento spasmodico dei patimenti inflitti alla vittima al fine di prolungare in modo parrossistico il piacere "de li mal protesi nervi" nell'aguzzino. Ciò considerato gli stati contemporanei, fondati sulla tetra raison d'état e sulla gradualità per cui attorno al collo dei sudditi è stretto il cappio un po' alla volta e talora è allentato solo per protrarre il supplizio, sono perfettamente sadici. Anche qui è presumibile che tale sadismo sia la conseguenza di un influsso "esterno": resta il carattere stritolatorio, non solo corrotto, del sistema.
Manifestazione obliqua, quasi inavvertita ed inavvertibile di un sadismo dal volto umano è nei media: quanti programmi ostentano situazioni grandguignolesche o persino macabre, ai confini della necrofilia! Il cattivo gusto ha la sua parte, insieme con l'ignoranza e la stolidità di autori, registi, produttori, ma il rovesciamento demoniaco, dietro maschere di oggettività scientifica (Non affermava il marchese che le torture trovano il loro fondamento filosofico e scientifico, quindi oggettivo, nella violenza insita nel mondo naturale?) è l'anima nera di queste produzioni quanto più esse paiono innocenti.
E' il caso di una trasmissione in cui il rampollo di un illustre divulgatore ha indugiato, in una puntata dedicata alla conquista della Dacia per opera di Traiano, con sguardi corruschi di maligna ebbrezza, sui particolari più raccapriccianti di corpi sventrati, di arti amputati, di profonde ferite. Non è la celebrazione della truce bellezza che vibra nella poesia di Bertrand de Born, celebrazione letteraria, seppur atroce nella sua crudezza. E’ il primo pungolo del sadico che sfiora la carne della fanciulla innocente. E' anche un'indifferenza ostentata ed onanistica per il dolore, per gli uomini ridotti ad ammassi di carne, ma - si sa - occorre essere oggettivi, scientifici: una foglia, una rana o un uomo... qual è la differenza?
Tutto ciò non sorprende: "Con il sadismo conviviamo in rassegnato orrore" (E. Zolla). Rimane un senso di tristezza di fronte a questi tristi figuri: almeno de Sade non si peritava di enunciare e di difendere le sue folli idee. Costoro, invece, nascondendosi dietro infingimenti e ceroni, vogliono apparire amabili e, mentre fingono di accompagnare gli spettatori nelle sale di un museo, li conducono in una camera di tortura o in un gabinetto anatomico.
Nella storia umana sono innumerevoli gli esempi di crudeltà e di ferocia, ma in genere tali azioni brutali non sono avallate da giustificazioni teoriche, anzi appartengono alla sfera del sacro, del simbolico, come i pur abominevoli sacrifici umani o i cruenti riti di iniziazione, a base di sevizie che mirano ad un processo di morte e di rinascita. In moltissimi casi, la violenza è la sanguinaria espressione di guerre, rivoluzioni, tumulti: sono situazioni causate da istinto di morte e volontà di dominio che sembrerebbero prescindere, di solito, da compiacimenti perversi.
Le stesse perversità si accendevano in scintille licenziose o parodistiche o dissacranti nella letteratura antica, ma è sufficiente confrontare alcuni episodi lubrici del Satyricon con la meccanica, squallida depravazione delle pagine scritte dal marchese De Sade, per accorgersi dell'abissale differenza.
Resta il dubbio che un atteggiamento sadico affiorasse almeno in certe occasioni, anche prima dell'evo contemporaneo: alcuni dei Romani che assistevano agli spettacoli gladiatori, a qualunque classe appartenessero, dovettero palesare un'attrazione morbosa per la sofferenza inflitta agli sventurati combattenti. Fu instillata da demoni?
All'interno degli eserciti poi il sadismo è fenomeno non infrequente: associato alle perversioni più strambe e cerebrali, trova terreno fertile nelle aberrazioni della disciplina e della gerarchia militare. (Si veda The mint di T.E. Lawrence). Sembra, però, essere una caratteristica degli eserciti dei nostri tempi, mentre nella Grecia ed in Roma antica, fra gli opliti, fra i legionari non era rara la solidarietà, lo spirito di corpo.
E' aspetto del sadismo lo stillicidio, ossia il prolungamento spasmodico dei patimenti inflitti alla vittima al fine di prolungare in modo parrossistico il piacere "de li mal protesi nervi" nell'aguzzino. Ciò considerato gli stati contemporanei, fondati sulla tetra raison d'état e sulla gradualità per cui attorno al collo dei sudditi è stretto il cappio un po' alla volta e talora è allentato solo per protrarre il supplizio, sono perfettamente sadici. Anche qui è presumibile che tale sadismo sia la conseguenza di un influsso "esterno": resta il carattere stritolatorio, non solo corrotto, del sistema.
Manifestazione obliqua, quasi inavvertita ed inavvertibile di un sadismo dal volto umano è nei media: quanti programmi ostentano situazioni grandguignolesche o persino macabre, ai confini della necrofilia! Il cattivo gusto ha la sua parte, insieme con l'ignoranza e la stolidità di autori, registi, produttori, ma il rovesciamento demoniaco, dietro maschere di oggettività scientifica (Non affermava il marchese che le torture trovano il loro fondamento filosofico e scientifico, quindi oggettivo, nella violenza insita nel mondo naturale?) è l'anima nera di queste produzioni quanto più esse paiono innocenti.
E' il caso di una trasmissione in cui il rampollo di un illustre divulgatore ha indugiato, in una puntata dedicata alla conquista della Dacia per opera di Traiano, con sguardi corruschi di maligna ebbrezza, sui particolari più raccapriccianti di corpi sventrati, di arti amputati, di profonde ferite. Non è la celebrazione della truce bellezza che vibra nella poesia di Bertrand de Born, celebrazione letteraria, seppur atroce nella sua crudezza. E’ il primo pungolo del sadico che sfiora la carne della fanciulla innocente. E' anche un'indifferenza ostentata ed onanistica per il dolore, per gli uomini ridotti ad ammassi di carne, ma - si sa - occorre essere oggettivi, scientifici: una foglia, una rana o un uomo... qual è la differenza?
Tutto ciò non sorprende: "Con il sadismo conviviamo in rassegnato orrore" (E. Zolla). Rimane un senso di tristezza di fronte a questi tristi figuri: almeno de Sade non si peritava di enunciare e di difendere le sue folli idee. Costoro, invece, nascondendosi dietro infingimenti e ceroni, vogliono apparire amabili e, mentre fingono di accompagnare gli spettatori nelle sale di un museo, li conducono in una camera di tortura o in un gabinetto anatomico.
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