24 maggio, 2009

Polis

Che cos'è oggi più anacronistico della politica? La politica, come attività che ha per fine la felicità dei cittadini (Aristotele), è defunta da secoli, forse da millenni. Eppure assistiamo non solo alle solite maratone elettorali, che con la politica non sono neanche lontanamente imparentate, ma anche alle decisioni di cittadini la cui ingenuità è pari soltanto al machiavellismo della nomenclatura di partito che li strumentalizza e li sfrutta, per convincere gli elettori più recalcitranti e disgustati a "fare il proprio dovere", ossia recarsi alle urne. Così, soprattutto in occasione di tornate amministrative, alcuni donchisciotte si candidano magari in qualche lista civica, illudendosi di poter difendere i diritti di qulche categoria vilipesa o di promuovere in paio di iniziative utili per la collettività. Infinito candore!

Se si condurranno delle battaglie per la raccolta differenziata o per la creazione di parchi giochi per i bimbi, finita la legislatura, si porterà a casa, nella migliore delle ipotesi, uno scivolo tra le erbacce e la vaga promessa che sarà riciclato il 2 per cento della carta. Non di più. Orbene, ammesso che non si venga fagocitati o corrotti dal sistema, si potrà agire come un indigeno armato di fionda contro soldati che usano mitragliatrici.

In verità, esisterebbe un modo non per scalfire un potere granitico e perverso, ma almeno per provocare un ideale corto circuito: bisognerebbe dimostrare il coraggio di denunciare, anche a livello locale, problemi come i vaccini pericolosi, il signoraggio e le scie chimiche. D'altronde sciolti questi nodi, si troverebbero le risorse ed il mordente per aggredire tutte le altre questioni. Chi, però, dimostra il coraggio di esibire le contraddizioni del potere e la sua natura intimamente malvagia per distruggerlo dall'interno, per scalzare le radici che allignano in un terreno infernale? No. Ci si balocca con obiettivi angusti e campanilistici, per quanto lodevoli (qualche fondo destinato ai soggiorni termali per i pensionati, la strada interpoderale da asfaltare, dei buoni pasto per le famiglie dei bimbi accolti negli asili comunali, una pista ciclabile, un impianto sportivo per i giovani…), mentre le persone continuano ad ammalarsi ed a morire per le antenne, gli inceneritori, le irrorazioni, le centrali nucleari, mentre la disoccupazione e la crisi economica attanagliano i sopravvissuti. Questa è demagogia: si accontentano alcune “corporazioni” con donativi una tantum o gli edonisti con l'organizzazione di qualche demenziale notte bianca e les jeux sont faits. Intanto i criminali piani delle immonde élites procedono senza intoppi, nella beata incoscienza dell'uomo medio. Neanche Caligola era così incline a blandire la plebe in modo tanto dolciastro e la plebe di Roma non era sprovveduta come la massa odierna.

Mancano un disegno complessivo, una visione prospettica e di ampio respiro: tutto si raggrinzisce in azioni e discorsi da condomini. Meglio allora innaffiare i gerani del proprio terrazzo o ritirarsi in un eremo in attesa che questo ordine basato sull’ingiustizia e sulla violenza di stato imploda o crolli sotto il suo stesso peso. Meglio non illudersi di poter incidere su una realtà immodificabile. Si potranno svelare verità inconfessabili, se si sarà intrepidi e noncuranti del giudizio della marmaglia. Viviamo, però, in un’epoca di vigliacchi e di inetti. Un banditore delle verità scomode sarebbe guardato come un pazzo, un visionario. Eppure, pur nella consapevolezza di quanto sia inefficace oggi la vera azione politica, è doveroso almeno tentare di svegliare qualche coscienza sopita. E’ forse possibile raggiungere la massa critica, ma non cianciando delle fioriere da collocare ai bordi delle strade, piuttosto denunciando le questioni scottanti. Se non vi si riuscirà, rimane la testimonianza: questa che viviamo è un'età per testimoniare la decadenza, la fine, la morte. Il sistema non può essere riformato: deve essere solo trasceso e negato in modo definitivo. Bisogna additarne coram populo il volto inteschiato e le membra sfatte, putride, mefitiche.

Meritano un encomio quei pochissimi uomini politici (a loro si addice una parola tanto nobile quanto stuprata nel suo vero significato) che, affrontando il dileggio e le minacce dei guardiani del sistema, hanno portato alla luce con intemerata risolutezza la questione chemtrails nelle sedi istituzionali. Che poi si riesca o no a fermare gli avvelenatori, è ininfluente sotto il profilo etico: la virtus è premio a sé stessa.

Se non si possiedono queste doti o se si preferisce non agire, allora, piuttosto che candidarsi in una lista civica, è molto più onorevole vivere appartati e sdegnosi come un seguace della scuola cinica.

P.S. Questo testo è stato inviato al Direttore di Sanremonews, ma crediamo che non verrà pubblicato.



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5 commenti:

  1. Sono sicuro che i portatori di veline di regime non pubblicheranno assolutamente nulla. Non solo essi sono venduti ed insipidi, ma anche imbelli.

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  2. La cosa peggiore è che ormai nelle innumerevoli e dispendiose campagne elettorali non si fa più neanche lo sforzo di presentare un programma! Essitono solo i "vota me" e i "vota noi", oppure propagande del tipo: "tu votaci, al resto pensiamo noi".
    Qua non c'è più il minimo rispetto per il cittadino che viene considerato ormai solo un idiota privo di capacita di analisi e decisione (anche se effettivamente spesso hanno ragione).

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  3. Ho notato anche un altro aspetto: mentre prima i demagoghi promettevano mari e monti per convincere gli elettori a votarli, ora esibiscono inesistenti risultati e successi, come borea che afferma di aver fatto rinascere a Sanremo. Già: una rinascita! Sanremo-zombie.

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  4. ce da dire che però Borea ha fatto meno peggio di tante amministrazioni passate, diciamo che almeno la situazione non è peggiorata più di tanto.
    Però è vero che si attribuisce meriti non suoi, ad esempio la pista ciclabile è stata fatta dalla provincia, non dal comune.

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