La vita e la morte sono due scrigni serrati, ognuno dei quali contiene la chiave dell'altro. (K. Blixen)
I Catari o, meglio, Buoni cristiani, sono, nel loro netto dualismo, anticosmici: il mondo materiale, creato dal Demiurgo, suscita la loro ripugnanza. Una scintilla divina è incarcerata nell'hyle e, per liberarla, è necessaria una continenza che per i Perfetti assurge ad encratismo.
La loro dottrina, combattuta ferocemente dalla Chiesa di Roma che, con Innocenzo III, bandì un'infame crociata, è bollata sic et simpliciter come "eretica". Chi può negarlo? Le religioni dualiste incorrono in varie antinomie ed eccessi. Tuttavia molti Albigesi seppero vivere i princìpi in cui credevano con coerenza ed abnegazione. Essi affrontarono le torture e le persecuzioni e, mentre ostentavano disprezzo per la natura, non uccidevano gli animali per nutrirsene. Disdegnarono i piaceri: a differenza di papi e vescovi cattolici, la loro non fu una posa farisaica, ma prassi. La diffidenza dei Catari verso il matrimonio non è poi così deprecabile.
Certo, la condanna del mondo ci appare segno di rigidità. L'identificazione di YHWH con un dio minore è apparsa blasfema, eppure chi guardi oltre le parvenze, chi si ponga domande cruciali, in parte almeno si riconosce in alcuni convincimenti dei Catari. Veramente viviamo "nel migliore dei mondi possibili?" Veramente la Terra è un Eden? Qualcuno ci addita la mirabile armonia del cosmo: ci invita a scoprire il phi e la serie di Fibonacci in ogni dove. Molto bello, molto interessante, ma è sufficiente la geometria sacra, filigrana dei fenomeni, per cancellare il male?
Visitiamo un mattatoio, un reparto oncologico, un carcere, una camera di tortura, un campo profughi, una trincea, un laboratorio dove si compiono vivisezioni... e la nostra magnifica sezione aurea sarà come donare un quadro raffigurante una fresca sorgente ad un disidratato ormai moribondo. Con ciò, non si intende asserire che la realtà è ahrimanica, ma che qualcosa non quadra è palese. Si obietterà: il male si manifesta a parte hominis, in un'ottica limitata. Concordo, ma da che angolazione dovremmo considerarlo?
Siamo certi che tutto è provvidenzialmente perfetto? Questa persuasione tende a coincidere con una giustificazione dell'esistente, con una teodicea assai simile ad una sanatoria. Un quid di irrazionale e di insano forse si annida nella pur generosa natura stessa, vista dalle correnti New age, solo come madre benevola. Basti pensare alla ferocia di certe leggi di sopravvivenza, all'invecchiamento ed alla morte, disfatte di una natura altrimenti vittoriosa. Si ricordino poi quegli aspetti dell'esistenza repellenti e biologicamente fatali. "E' naturale" - si contesta. Non tutto ciò che è naturale è anche razionale. Il fisiologico sa essere patologico. Si obietta ancora chiamando in causa la visione soggettiva e parziale degli uomini: ma da che cosa dipende l'imperfezione di tale percezione e l'imperfezione dei percipienti?
Bisogna riconoscere che la fisionomia incongruente e complessa del cosmo ci impedisce di attingere quella verità ontologica che semmai può essere surrogata da aporie, ipotesi, provvisorie (consolanti?) definizioni.
Siamo qui "nel deserto del reale". Pensare che un giorno cadrà una pioggia fecondatrice, non significa che il deserto sia un lussureggiante giardino.Condividi su Facebook APOCALISSI ALIENE: il libro