22 febbraio, 2012

"Cause"

Felix qui potuit rerum cognoscere causas": così scrive Virgilio, ossia “Fortunato chi ha potuto conoscere le cause delle cose”. Il poeta di Andes esprime dunque la sua ammirazione di fronte a colui che è stato capace di sviscerare la ragion d’essere del mondo e di penetrare nella loro essenza.

Purtroppo oggi il concetto di causa è stato semplificato: vi si scorge quasi sempre un antecedente di un effetto. Così certo non lo concepiva l’autore latino. Nonostante secoli di filosofia e le intuizioni di qualche scienziato, la “causa” è sic et simpliciter la cosa che accade prima: è tutto molto elementare e riduttivo.

Così, di fronte a fenomeni complessi, ci troviamo inermi, abituati come siamo a ricercare il motivo scatenante, laddove una costellazione di origini può generare una raggiera di conseguenze.

Paghiamo lo scotto di un approccio tanto superficiale, quando tentiamo di comprendere la scaturigine di una malattia: in verità, la ragione che porta all’insorgenza del problema, può non solo essere molto ramificata, ma avere radici profonde allignate in un sottosuolo (l’inconscio?) di cui non sappiamo nulla o quasi. Sepolto sotto numerosi strati, il conflitto da cui deflagra spesso ex abrupto la patologia, non affiora, se non con un’opera di scavo che, mentre porta alla luce le radici, rischia di privare la pianta dell’humus vitale.

E’ dunque necessario esplorare le manifestazioni e le matrici della disfunzione ad ampio raggio, senza accontentarsi di instaurare un nesso unilaterale ed univoco tra eziologia e sintomo. L’essere vivente manifesta una notevole complessità, ogni essere è dissimile da tutti gli altri: ha la sua storia, il suo temperamento, il suo vissuto. Una vera anamnesi implica una ricostruzione accurata, l’attitudine a risalire a motivi remoti e reconditi. Giorgio Mambretti sostiene che il retroterra di molte affezioni coincide con la prima infanzia, con la vita prenatale, se non è addirittura abbarbicato alle esperienze dei genitori e degli avi. Si comprende come sia arduo scoprire dei presupposti (traumi, complessi, predisposizioni) di cui non si è consci. Infine interno ed esterno, fisiologia ed ambiente interagiscono in modo continuo sicché non è facile stabilire dove cominci l’influsso dell’una e finisca quello dell’altro.

In ambito scientifico, il meccanico rapporto tra causa ed effetto rischia di sclerotizzare l’indagine. Anche qui occorre molta duttilità, se non si vuole cadere nell’ottuso e dogmatico “metodo scientifico” degli scientisti che costruiscono modelli rigidi in cui i fenomeni sono chiariti e spiegati, ancora prima che siano osservati, sulla base di schemi e di a priori sequenziali. La causa non sempre precede l’effetto, poiché può provenire dal futuro. Il post hoc non è necessariamente il propter hoc: una costellazione di influssi, molti dei quali sottili, tendono ad indirizzare il corso degli eventi, quando non intervengono sovrapposizioni e sincronie che esulano dal legame causale.

Le cosiddette leggi scientifiche non sono norme giuridiche. Nelle concatenazioni gli anelli mancanti sono più degli altri. Il mondo rivela una quintessenza talora controintuiva ed antinomica, insofferente di paradigmi immutabili. E’ necessario rivisitare consolidati modelli interpretativi ed essere disposti ad accettare fratture epistemologiche.

E’ compito immane che solo qualche solitario ha adempiuto ed adempie con abnegazione. Il vero ricercatore non si limita a descrivere il fenomeno, ma tenta di inoltrarsi nella sua natura. Anche della natura ricerca la sorgente, la motivazione primigenia, in un movimento inesausto, anche se spesso destinato a naufragare contro lo scoglio dell’incomprensibile.


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4 commenti:

  1. anche se OT, segnalo ai letto di questo blog un articolo "congetture sulla vita oltre la morte" cui Zret ha in certa misura collaborato

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  2. Grazie della segnalazione, Corrado.

    Ciao

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  3. Ciao Zret.
    Leggere questo articolo mi ha fatto venire in mente la "cognitio rei per causas", che per Virgilio sarebbe la vera sapienza. Si conosce qualcosa solo quando se ne conoscono le cause, per cui il saggio è colui che si sofferma a pensare al motivo per cui tutto avviene. Basterebbe poco per andare oltre alla superficialità comune, e pensare accuratamente prima di parlare, ma per molta gente il condizionale è d'obbligo.
    Buon pomeriggio, Sharon

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  4. Sì, Sharon, conoscere le cosiddette cause è importante, purché si ricordi che Virgilio intendeva per causa quasi l'esatto contrario di quanto intende la "vulgata" scientifica.

    Ciao

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