I cipressi stanno morendo: come tristi vegliardi scrutano rassegnati il cielo vuoto, opaco. Con volo ebbro, sola una rondine sega il cielo arido, sfregiato da bianche cicatrici. La luce soffoca dietro un velo: ansima debole sui declivi. Rotola un tuono metallico sulla città, cimitero dei vivi. Serrati nella notte di piombo, si sbriciola la cenere dei nostri sogni.
Davvero evocativo.
RispondiEliminaForse anche loro, i cipressi, dalla loro staticità, sono i sardonici testimoni della nostra agonia.
Ciao Zret.
RispondiEliminaI cipressi sono tradizionalmente i guardiani dei cimiteri, e per questo ho sempre pensato che conoscano bene le miserie e le sofferenze umane. Eppure, anche le piante devono soffrire, quando la natura viene violata dall'uomo. Ecco dunque altre creature disilluse in questo mondo arido.
Buona serata, Sharon
Difficile stabilire perché i cipressi, sin dall'età omerica, siano stati associati alla morte: forse per il colore scuro della loro chioma? Sull'isola in cui Odisseo soggiorna, ospite della ninfa Calipso, crescono piante che i Greci associavano al trapasso. L'immortalità che la ninfa offre al Laerziade è dunque la morte?
RispondiEliminaCredo che gli alberi siano partecipi di questi tempi finali, come testimoni e vittime silenziose.
Ciao
Spesso all'interno dei cipressi nidificano le tortore, che non si curano delle nostre mestizie filosofiche.
RispondiEliminaLe pigne dei cipressi si chiamano coccole, vale a dire carezze o tenerezze e poco si addicono, anch'esse, a pensieri di morte.
Coccole... mi viene in mente "La pioggia nel pineto" in cui D'Annunzio attribuisce a "coccole" il raffinato aggettivo "aulenti".
RispondiEliminaOggi piovono filamenti... ed abbiamo pure la rima.
Ciao
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaScie di 'vapore acqueo' davvero persistenti quelle della foto. Infatti una volta che si sia prodotto del vapore d'acqua, si fa una fatica matta a liberarsene.
RispondiEliminaSuccede sempre anche in cucina: quando la pentola bolle, il vapore emesso dura ore e ore e non si riesce più a vedere un fico secco tanto la nebbia è colà densa e persistente!
Caro Zret, i significati delle cose vengono rappresentati dai simboli e viceversa: non di rado la forma rimanda alla funzione. I cipressi, per le loro forma a fuso, assomigliano alla sagoma dell'anima al trapasso ma allungata, perché la sua tradizionale immagine ad uovo si assottiglia per lo 'sforzo' del cambio di stato.
RispondiEliminaTu, tramite il linguaggio poetico riesci ben a disvelare la profondità delle cose. Sei un grande.
Paolo, non hai spirito di osservazione. Non hai notato che, in inverno, il fiato caldo forma a contatto con l'aria fredda delle nuvole che durano interi giorni, come insegnano la N.A.S.A. e Kattivix?
RispondiEliminaCiao
Angelo, non avevo pensato a questa interpretazione. E' un segno che i prischi padri erano dotati di commendevole intuizione.
RispondiEliminaCiao