Le sue indagini si appuntano su tre filoni fondamentali: chi fu veramente Mosè, dov’è ubicato il monte dove il legislatore incontrò YHWH, che cosa fu e dov’è oggi custodita la bacchetta di Mosè.
• Lo studioso opina che sotto il nome di Mosè (che in egizio significa “nascituro”, “figlio”) si nascondano due figure poi fuse in una sola: la prima coinciderebbe con un funzionario di nome Thutmoses, bandito dalla terra del Nilo intorno al 1460 a.C.; la seconda un principe, sempre chiamato Thutmoses, vissuto circa un secolo dopo. Egli condusse gli Habiru fuori dall’Egitto.
• Ormai pochissimi biblisti ritengono che il monte su cui Mosè ricevette le tavole della Legge sia da identificare con il Sinai, il Jebel Musa. Phillips, inserendosi nel fervido dibattito, ipotizza che la vetta debba essere individuata con una cima, Jebel Madhbah, che si aderge nei pressi di Petra, la celebre capitale rupestre dei Nabatei. Qui nel XIX secolo fu scoperto un sepolcro il cui un corredo funebre comprendeva un bastone con su incisi dei geroglifici indicanti il nome del possessore, ossia Thutmoses, funzionario di corte. Recentemente nel sito del ritrovamento un’équipe di archeologi giordani e britannici ha compiuto scavi che hanno portato alla luce le vestigia di un antico santuario ebraico.
• Il bastone di Mosè fu sia un simbolo di potere sia uno strumento magico con cui lo ierofante scatenò le piaghe d’Egitto e con il quale fece scaturire miracolosamente l’acqua dalla roccia. Phillips crede che il bastone di Mosè sia il manufatto conservato oggi nel museo di Birmingham.
Come valutare le congetture del ricercatore? A proposito dell’identità di Mosè, bisogna riconoscere che l’intuizione di Freud fu giusta: il padre della psicoanalisi nel saggio “Mosè ed il monoteismo”, pur senza poter accedere a fonti archeologiche, comprese che il personaggio biblico era egizio. Dopo Freud si è abbandonata in modo quasi unanime l’idea ridicola ed antistorica (benché ripetuta durante le ore di religione, nei catechismi e nella pseudo-storia) di un Mosè ebreo abbandonato in una cesta e poi allevato dalla figlia del faraone.
Per quanto concerne il monte dove il funzionario egizio ricevette le tavole da YHWH, la questione è molto controversa, a causa della scarsità e contraddittorietà delle fonti. E’ quindi per ora impossibile pronunciarsi.
Per quanto attiene al bastone-bacchetta, è arduo stabilire se veramente l’oggetto custodito nel museo di Birmingham sia appartenuto all’antico nomoteta. Potrebbe trattarsi di una copia o di un manufatto relativo ad un altro individuo. E’, però, degno di interesse il tema del nesso fra sacralità e magia, fra autorità ed arti occulte. Ricordiamo qui en passant che nell’Odissea, la maga Circe trasforma i malcapitati ospiti in animali, toccandoli con una bacchetta.
Probabilmente l’archetipo di questo oggetto è il caduceo che, a sua volta s’intreccia con l’ancestrale simbolo del serpente e non solo…
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