Attraverso tre pori passa il soffio di Dio: la scienza teorica, pura; la bellezza nel’arte; la sventura. (S. Weil)
Attraverso la bifora gotica, il filosofo guardava la piazza gremita di bottegai, di donne, di vivaci garzoni. Lo stridio dei carriaggi, gli schiamazzi arrivavano lassù attutiti dalla distanza: la sua camera, che l'augusto ospite gli aveva messo a disposizione, era in una torre del palazzo reale, Quanto basta lontano e, al tempo stesso, non molto discosta dal mondo, la posizione di quella dimora rispecchiava la sua vicinanza all’umanità, ma pure il distacco dal mondo che il sapiente persegue.
Sprofondato nei suoi abissali pensieri, il tempo era trascorso ed ora il crepuscolo seminava le ombre intrecciate all’argentea capellatura della luna. Il saggio adesso vedeva, con l’occhio interiore, dispiegarsi in un solo punto, il passato, il presente ed il futuro: l’infanzia gli apparve in un panorama di falesie spruzzate dai flutti del mare color del vino, il presente era un solco nel silenzio e l’avvenire una fila di picche su cui sfavillavano briciole di astri. Le picche si tramutavano in fiamme che incendiavano il telo della notte. Gli parve che il buio palpitasse di fiocchi cinerei… Una ragnatela di suoni sommessi vibrava nel cuore della notte, mentre il saggio si abbandonava alla corrente misteriosa della vita.
Attraverso la bifora gotica, il filosofo guardava la piazza gremita di bottegai, di donne, di vivaci garzoni. Lo stridio dei carriaggi, gli schiamazzi arrivavano lassù attutiti dalla distanza: la sua camera, che l'augusto ospite gli aveva messo a disposizione, era in una torre del palazzo reale, Quanto basta lontano e, al tempo stesso, non molto discosta dal mondo, la posizione di quella dimora rispecchiava la sua vicinanza all’umanità, ma pure il distacco dal mondo che il sapiente persegue.
Sprofondato nei suoi abissali pensieri, il tempo era trascorso ed ora il crepuscolo seminava le ombre intrecciate all’argentea capellatura della luna. Il saggio adesso vedeva, con l’occhio interiore, dispiegarsi in un solo punto, il passato, il presente ed il futuro: l’infanzia gli apparve in un panorama di falesie spruzzate dai flutti del mare color del vino, il presente era un solco nel silenzio e l’avvenire una fila di picche su cui sfavillavano briciole di astri. Le picche si tramutavano in fiamme che incendiavano il telo della notte. Gli parve che il buio palpitasse di fiocchi cinerei… Una ragnatela di suoni sommessi vibrava nel cuore della notte, mentre il saggio si abbandonava alla corrente misteriosa della vita.
Veramente bella!
RispondiEliminaMi piace il sapore della distanza misurata tra le cose, il pensiero incanutito e lunare, la sospensione del tempo e il silenzio dell'Ora.
La ragnatela mi riporta poi alla mente Nietzsche nelle pagine dell'eterno ritorno, e in qualche modo Zarathustra ci ricorda di non indugiare troppo dietro la biforca perchè si deve tornare tra gli uomini, magari come Le Mat, ma pur sempre tra loro perchè anch'essi sono corrente divina... Ma intanto grazie per questa sosta notturna!
Mirko, la distanza, l'atarassia degli antichi è un ideale difficile da seguire. Il motto di Epitteto "abstine e sustine" può essere un monito, ma...
RispondiEliminaSì, è stata una sosta, prima di essere di nuovo risucchiati nel vortice.
Ciao