Sono gli schiavi i padroni più feroci.
Viviamo in un’era di somma corruzione, di totale disfacimento. Gli ultimi sopravvissuti a quest’epoca di dissoluzione possono soltanto essere dissonanti con questi tempi… Sono, però, tempi? No, perché ogni momento storico ha un’impronta, una cultura per quanto decadente, mentre oggi la volgarità del più turpe materialismo ristagna mefitica, appena velata dall’ipocrita cipria delle “classi dirigenti”.
I veri uomini oggi non esprimono più il tempo in cui vivono, perché appunto non esiste più il tempo, putrefatto in un carnaio di malvagità pura e di ignoranza becera, la malvagità del sistema e l’ignava ignoranza di ex-uomini ed ex-donne che, in modo spesso inconsapevole, cooperano con l’establishment.
Siamo spiriti liberi: in questa palude maleodorante, in questo mondo immondo, tutto è contaminato, fuorché lo spirito e la libertà.
Viviamo in un’era di decomposizione, priva di slanci estetici, di istanze etiche: è il trionfo della vanità, dell’egocentrismo, della prepotenza. Della giustizia è stato fatto strame, la politica è stata trasformata in un sordido lupanare, l’”educazione” è misero servilismo; i criminali sono celebrati e gli onesti messi alla gogna. Oggidì probabilmente troveremo un barlume di umanità nelle succursali terrene dell’Inferno.
Come resistere di fronte a tanto scempio, di fronte al crescendo dell’orrore quotidiano? Non sappiamo rispondere: possiamo soltanto aggrapparci all’ultima speranza in una redenzione finale. E’ la stessa folle, irrazionale, eppure tenace speranza di Montale che suggella il componimento “Il sogno del prigioniero” con i versi: “L'attesa è lunga,/ il mio sogno di te non e finito”.
Viviamo in un’era di somma corruzione, di totale disfacimento. Gli ultimi sopravvissuti a quest’epoca di dissoluzione possono soltanto essere dissonanti con questi tempi… Sono, però, tempi? No, perché ogni momento storico ha un’impronta, una cultura per quanto decadente, mentre oggi la volgarità del più turpe materialismo ristagna mefitica, appena velata dall’ipocrita cipria delle “classi dirigenti”.
I veri uomini oggi non esprimono più il tempo in cui vivono, perché appunto non esiste più il tempo, putrefatto in un carnaio di malvagità pura e di ignoranza becera, la malvagità del sistema e l’ignava ignoranza di ex-uomini ed ex-donne che, in modo spesso inconsapevole, cooperano con l’establishment.
Siamo spiriti liberi: in questa palude maleodorante, in questo mondo immondo, tutto è contaminato, fuorché lo spirito e la libertà.
Viviamo in un’era di decomposizione, priva di slanci estetici, di istanze etiche: è il trionfo della vanità, dell’egocentrismo, della prepotenza. Della giustizia è stato fatto strame, la politica è stata trasformata in un sordido lupanare, l’”educazione” è misero servilismo; i criminali sono celebrati e gli onesti messi alla gogna. Oggidì probabilmente troveremo un barlume di umanità nelle succursali terrene dell’Inferno.
Come resistere di fronte a tanto scempio, di fronte al crescendo dell’orrore quotidiano? Non sappiamo rispondere: possiamo soltanto aggrapparci all’ultima speranza in una redenzione finale. E’ la stessa folle, irrazionale, eppure tenace speranza di Montale che suggella il componimento “Il sogno del prigioniero” con i versi: “L'attesa è lunga,/ il mio sogno di te non e finito”.
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Uno tra i maggiori pericoli per la consapevolezza è costituito dalla trascuratezza. La trascuratezza fa si che la persona si adagi sopra le proprie distrazioni e il corpo fisico per eccesso di autocompiacimento attui molteplici inadempienze che progressivamente la fanno decadere in livelli sempre più infimi della coscienza, con il pericolo estremo di attuare il più aberrante dei mutamenti spirituali. La metafora degli angeli decaduti è perenne e riguarda gli esiti di una lotta interiore che si svolge in ogni individuo. Minimizzare tale consapevolezza se non denigrarla, come pretende di fare la scienza profana o parodiarne l’essenza tramite i dogmi religiosi, ha come fine quello di rimuovere la radice etica dal fondo della coscienza.
RispondiEliminaAnnientare l’idea di anima, (annientamento dell’anima-mundi) è l’azione specifica di cui da sempre si fanno carico le forze della dissoluzione, oggi convogliate nella cosiddetta “innovazione” o nel cosiddetto “progresso”, un espansione prefissata in parametri estremamente devianti e che caratterizzano l’attuale squilibrio dimensionale dove l’aberrazione diviene la normalità.
Ciò che ora in massima parte sfugge è una vigorosa percezione della “gravità splendente”, assai più profonda e remota della gravità fisica stessa e dunque inconoscibile ad un attenzione fondamentalmente legata agli intenti ordinari della mera sopravvivenza materiale.
In ogni caso, davvero non si riconosce altra finalità per l’esistenza se non quella di riunire l’anima al suo Archetipo primordiale. Archetipo luminoso posto oltre ogni possibile immedesimazione occasionale.
Un saluto
Credo che il tempo storico si sia definitavamente arrestato all'indomani dell'11 Settembre 2001. Dopo quella data siamo piombati in un eterno presente, sempre uguale nonostante gli eventi (necessariamente posticci) che lo scandiscono. Viviamo in un purgatorio temporale ed a nulla varranno le preci dei salvati.
RispondiEliminaCosì sospesi, imbottiti di veleni oppiacei, aneliamo un paradiso che per forza di cose coincide ora con l'inferno. Ciao