Da generazioni i biblisti si arrovellano per cercare di capire in che cosa consista il marchio citato in Rivelazione, libello dal nucleo gnostico con successive addizioni per lo più paoline. E’ arduo stabilirlo, ma non saremo forse lontani dal vero se vedremo in codesto stigma una diavoleria tecnologica o tout court la tecnologia intesa non come strumento, ma come “fine”, nel senso sia di scopo ultimo sia di epilogo.
Il marchio ha una natura simbolica e spirituale (di una spiritualità invertita), ma tale significato archetipico non è incompatibile con una tangibile manifestazione: il segno distintivo adombra una ritualità che sancisce il dominio definitivo sull’essere umano (oggi ne sopravvivono pochi) ormai fagocitato dalla tecnica a tal punto da essere cosa tra le cose e per giunta cosa di valore inferiore rispetto agli altri oggetti. La mercificazione dei rapporti sociali e produttivi, di marxiana memoria, si è ormai estesa e radicata in ogni dove.
Quanti oggi asseriscono che mai e poi mai si lasceranno marchiare come capi di bestiame! Sennonché già molti smaniano onde sia incorporato il microprocessore sottocutaneo: saranno così sempre collegati con i dispositivi più avveniristici. La mentalità da alveare, la mente comune, passa attraverso la connessione. La connessione è come la veste del Centauro Nesso: mortale.
Quanti, di fronte alle lusinghe o alle insidie digitali, manterranno fede al loro impegno? Vediamo già code interminabili di individui in attesa di ricevere il microchip sottopelle, come per acquistare l’ultimo modello di iPhone.
Il marchio ha una natura simbolica e spirituale (di una spiritualità invertita), ma tale significato archetipico non è incompatibile con una tangibile manifestazione: il segno distintivo adombra una ritualità che sancisce il dominio definitivo sull’essere umano (oggi ne sopravvivono pochi) ormai fagocitato dalla tecnica a tal punto da essere cosa tra le cose e per giunta cosa di valore inferiore rispetto agli altri oggetti. La mercificazione dei rapporti sociali e produttivi, di marxiana memoria, si è ormai estesa e radicata in ogni dove.
Quanti oggi asseriscono che mai e poi mai si lasceranno marchiare come capi di bestiame! Sennonché già molti smaniano onde sia incorporato il microprocessore sottocutaneo: saranno così sempre collegati con i dispositivi più avveniristici. La mentalità da alveare, la mente comune, passa attraverso la connessione. La connessione è come la veste del Centauro Nesso: mortale.
Quanti, di fronte alle lusinghe o alle insidie digitali, manterranno fede al loro impegno? Vediamo già code interminabili di individui in attesa di ricevere il microchip sottopelle, come per acquistare l’ultimo modello di iPhone.
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Hai ragione Zret, la fila per l'ultimo i-phone mi ricorda l'entusiasmo per arruolarsi (per morire) nella prima guerra mondiale. Si inneggiava alla 'guerra igiene del mondo' ed oggi si delira per 'la tecnologia igiene del mondo'. Una spinta all'omologazione sterilizzante è l'isteria dei nostri tempi. Basti guardare al Movimento 5 Stelle: qui c'è la connessione web come igiene del mondo. Connessione oscura, silicea, omologante, nevrotizzante. Davvero un bel modo di relazionarsi, tra frasi smozzicate, slogan senza senso ed un crescendo di click compulsivi da videogioco.
RispondiEliminaConnessi sono anche i droni con cui si uccide, distanti dal sangue e dalla polvere e quindi deresponsabilizzati, eternati in un continuum digitale che dispensa solo beni materiali e che si nutre nel frattempo del nostro tempo prezioso.
Mi vengono in mente anche i tatuaggi quando si parla di marchi. Questa lordatura senza senso del derma pare abbia effetti devastanti a livello psichico. Ciao
Essi hanno colonizzato sia l'anima sia il corpo: il corpo con tatuaggi pacchiani e piercing abominevoli.
EliminaL'ammirazione per la tecnologia è diventata culto idolatrico.
Ciao