Caterina Benincasa nota come Caterina da Siena (Siena, 1347 – Roma 1380) religiosa e teologa; santa. Penultima di venticinque figli, entrò nel 1363 nel terz’ordine domenicano delle mantellate. Affiancò alla vita contemplativa un alacre impegno nelle opere di carità, assistendo malati e bisognosi, promuovendo la riconciliazione tra famiglie e fazioni e la riforma della Chiesa. Intervenne con energia anche in alcune questioni politiche, adoperandosi fra l’altro per il ritorno dei papi dall’esilio di Avignone. Sono celebri le sue 381 lettere, indirizzate tra il 1370 ed il 1380 a chierici e laici, papi e re, umili e potenti; tutte percorse da un’impetuosa volontà di persuasione, esse ricorrono ad uno stile energico, ricco di immagini bibliche e di allegorie, ma anche di spontanee espressioni della parlata senese. Più letterario lo stile del Dialogo della divina provvidenza, dettato ai discepoli nel 1378.
Pochi sanno che Caterina da Siena visse un’esperienza di pre-morte, anzi, stando alle testimonianze dell’epoca, ella un giorno all’improvviso morì. Tornata dopo quattro ore in vita, raccontò il suo vissuto e descrisse quanto aveva visto, dopo che l’anima si era staccata dal corpo.
Il domenicano Raimondo da Capua o Raimondo delle Vigne (era discendente di Pier delle Vigne, lo sventurato funzionario dell’imperatore Federico II, collocato da Dante fra i suicidi), giuntagli la notizia dei fenomeni soprannaturali che costellavano l’esistenza di Caterina, volle sincerarsi che la donna fosse veramente una mistica: dapprincipio diffidente, concluse che i carismi di Caterina erano genuini.
Frate Raimondo, autore della biografia della santa senese, riporta, tra le varie manifestazioni misteriose, quanto le fu riferito da Caterina sul giorno in cui spirò. Il religioso scrive che la mistica scorse una luce intensa, la gloria dei Santi, le anime del Purgatorio e le atroci pene dei peccatori. Nella dimensione in cui si inoltrò l’anima di Caterina, un “luogo” dove il tempo non esiste ed in cui si prova un’estasi inesprimibile, ella potè contemplare la divina Essenza. Colà incontrò pure il Messia che le affidò la missione di predicare sia presso gli ultimi sia presso i dignitari. Infine di botto l’anima tornò nel corpo ed il dolore fu così grande che Caterina pianse per tre giorni e tre notti.
Pur nella peculiarità cattolica del racconto, l’esperienza della monaca palesa i tratti tipici delle NDE: la visione del fulgore, il senso di ineffabilità, l’intollerabile patimento sofferto, una volta che lo spirito si ritrova nel carcere del soma.
Fonti:
Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2007, s.v. Caterina da Siena
A. Socci, Tornati dall’Aldilà, Milano, 2014
Pochi sanno che Caterina da Siena visse un’esperienza di pre-morte, anzi, stando alle testimonianze dell’epoca, ella un giorno all’improvviso morì. Tornata dopo quattro ore in vita, raccontò il suo vissuto e descrisse quanto aveva visto, dopo che l’anima si era staccata dal corpo.
Il domenicano Raimondo da Capua o Raimondo delle Vigne (era discendente di Pier delle Vigne, lo sventurato funzionario dell’imperatore Federico II, collocato da Dante fra i suicidi), giuntagli la notizia dei fenomeni soprannaturali che costellavano l’esistenza di Caterina, volle sincerarsi che la donna fosse veramente una mistica: dapprincipio diffidente, concluse che i carismi di Caterina erano genuini.
Frate Raimondo, autore della biografia della santa senese, riporta, tra le varie manifestazioni misteriose, quanto le fu riferito da Caterina sul giorno in cui spirò. Il religioso scrive che la mistica scorse una luce intensa, la gloria dei Santi, le anime del Purgatorio e le atroci pene dei peccatori. Nella dimensione in cui si inoltrò l’anima di Caterina, un “luogo” dove il tempo non esiste ed in cui si prova un’estasi inesprimibile, ella potè contemplare la divina Essenza. Colà incontrò pure il Messia che le affidò la missione di predicare sia presso gli ultimi sia presso i dignitari. Infine di botto l’anima tornò nel corpo ed il dolore fu così grande che Caterina pianse per tre giorni e tre notti.
Pur nella peculiarità cattolica del racconto, l’esperienza della monaca palesa i tratti tipici delle NDE: la visione del fulgore, il senso di ineffabilità, l’intollerabile patimento sofferto, una volta che lo spirito si ritrova nel carcere del soma.
Fonti:
Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2007, s.v. Caterina da Siena
A. Socci, Tornati dall’Aldilà, Milano, 2014
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