18 dicembre, 2008

Una pagina al giorno: una casa stregata, di Tommaso Landolfi (articolo del Professor Francesco Lamendola)

Propongo un articolo del Professor Francesco Lamendola, scrittore sensibile, versatile e dallo stile limpido, su un artista, a mio avviso, non valorizzato quanto meriterebbe, ossia Tommaso Landolfi, autore, tra l'altro, di "Racconto d'autunno", enigmatico romanzo cui è dedicato questo acuto studio. Colgo l'occasione per ringraziare il Professor Lamendola per aver citato la breve riflessione intitolata "Le porte del sogno in Omero", all'interno del suo testo Il mondo dei sogni è reale?, dove ha espresso parole di stima nei confronti del sottoscritto, parole che ricambio di cuore.

Dal capitolo undicesimo del «Racconto d'autunno» di Tommaso Landolfi (Milano, Rizzoli, 1975, pp. 87-91):

«Decisi di por mano al secondo zolfanello e lo accesi con infinita precauzione, poiché il terzo volevo assolutamente serbare per il ritorno. La breve luce mi rivelò un'angusta grotta, le cui pareti mostravano, peraltro, qua e là, la mano dell'uomo in rinforzi di muratura, in blocchi di pietra inseriti a forza nei fessi della roccia ed in altre opere intese a rendere più sicuro il luogo contro ogni tentativo d'evasione di chi vi fosse rinchiuso. Esse pareti poi e particolarmente il suolo ed il cielo, presentavano il più curioso e tetro spettacolo che io abbia mai veduto, erano cioè coperti di palle, filamenti, vesciche, bozzoli, bubboni (e non so più come chiamarli) di varie dimensioni, bianchi e soffici, che presi dapprima per funghi, che erano invece mostruosi fiori di muffa; che, ad afferrarli, si dissolvevano totalmente in un velo d'umidità sulla palma.

Quegli schifosi vegetali avevano distratta la mia attenzione al punto che, solo quando lo zolfanello languì e subito si spinse con un ultimo bagliore dello stecchino carbonizzato, affigurai l'oggetto più interessante di quel carcere. Dico che, alla mia sinistra contro la prete, vidi fuggevolmente un grosso anello di ferro da cui pendeva un pezzo di catena massiccia e rugginosa e fin qui nulla di strano; lo strano si era, invece, che su quest'anello poggiava qualcosa come un mazzolino di fiori, disposti approssimativamente a corona. Fiori di dentro? E, per colmo di sorpresa, a toccarli sembravano freschi.

Ero infra due, incerto cioè se sacrificare anche il terzo zolfanello ed affidarmi unicamente al tatto per il ritorno, o se abbandonare la mia indagine. Ma questo elemento di essa appariva troppo impensato e importante: senza esitare, accesi.
Erano fiori davvero e davvero freschi, roselline d'autunno selvatiche o inselvatichite, quelle che contemplavo con religioso terrore; rammentai, infatti, vagamente d'aver veduto, nel giardino di Renzo davanti alla casa, due o tre di tali cespi. Che cosa pensare di ciò? Era quanto non sapevo in nessuna maniera. E ormai il silenzio e l'aria d'avello di quel sotterraneo, coi suoi misteri, principiavano a toccarmi non per burla i nervi: mi ritirai in gran fretta.

Le mie emozioni di quel mattino non erano, però, finite. Abbandonando l'incerto chiarore laggiù diffusa dalla crepa, dovevo ora percorrere, come si rammenta, nella più completa oscurità un tratto piuttosto lungo e non poco accidentato. Ebbene, avevo appena cominciato a salire l'infima scaletta, che mi parve di udire un leggerissimo scalpiccio in cima a questa. Di nuovo il vecchio o, peggio ancora, i suoi cani, spintisi per un caso fin lì?

M'inorecchii: sembrava pesta umana, benché non di persona in babbucce. E se non il vecchio, di bel nuovo, chi? E se il vecchio; perché pareva adesso fuggire innanzi a me? E, se s'era avanzato fino a un certo punto di quel sotterraneo, fino a pochi passi da me, per qualche sua ragione ed ignaro del tutto della mia presenza, perché non lo avevo udito primo? Non sapevo ad ogni modo se ripiegare nella galleria dove sarei stato almeno assistito da quella scarsa luce, per il caso che avessi dovuto difendermi contro qualcuno o qualche cosa; soprattutto ero incapace di formulare un'ipotesi qualunque. Ma la pesta si era rapidamente allontanata e, considerando quest'unico fatto positivo, decise di proseguire, colla più grande cautela".

L'articolo continua qui.




TANKER ENEMY TV: i filmati del Comitato Nazionale

Trattato di Lisbona: firma per chiedere il referendum

Nessun commento:

Posta un commento

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.

AddThis

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...