La Kaaba (cubo) è il noto edificio sacro di forma cubica situato presso La Mecca. Contiene l’Al-hajar al-aswad, la Pietra nera, forse un meteorite. L’oggetto litico era adorato dagli Arabi pagani e, dopo che Maometto conquistò La Mecca, fu integrato nella religione islamica.
Secondo alcune leggende musulmane, il sito fu scelto per la sua connessione con Abramo. Il patriarca fu condotto in Arabia da un vento di tempesta inviato da Allah che ordinò all’uomo di erigere un santuario nel luogo in cui il vento l’avrebbe portato. Mentre Abramo stava costruendo l’edificio, si fermò su una delle pietre dove rimase l’orma del piede. La Pietra nera, portata nel santuario dall’arcangelo Gabriele, era un tempo bianca, ma diventò nera a causa dei peccati degli uomini.
In un’altra tradizione fu Adamo il fondatore della Kaaba. Dopo che il progenitore fu espulso dall’Eden, egli si recò alla Mecca dove Allah depose una tenda di giacinto rosso in cui Adamo potesse vivere. La tenda, che era un angelo, in seguito divenne la Pietra nera. Quando il protoplasta stipulò un patto con gli uomini, essi siglarono un documento che fu dato in pasto alla Pietra. Nel giorno del Giudizio, la Pietra estrarrà la lingua per rivelare il nome di tutti i reprobi e di tutti gli eletti.
Quello della Pietra nera è un vero rompicapo: la sua origine è avvolta nelle nebbie di un passato lontanissimo. Scrive John Keel a proposito di questo monolite: “Alcuni dicono che fu consegnato ad Abramo o a suo figlio Ismaele (il progenitore degli Arabi, n.d.r.) da un angelo, altri sostengono che fu nascosto per secoli nella Grande Piramide, costruita appositamente per custodirlo, finché, sotto la minaccia di una guerra o di un terremoto, i sacerdoti egizi decisero di portarlo in salvo in Arabia. [...] Gli scienziati arabi che lo hanno visto, lo descrivono come un agglomerato di metallo, simile agli agglomerati di ferro e nickel delle meteore che cadono sulla Terra. Qualunque cosa sia, quando un uomo gli si avvicina, è folgorato dall’energia cosmica, la sua mente si spalanca e, in un breve istante di illuminazione, vede l’intero cosmo così com’è e non come lo immaginiamo ed è assalito dal desiderio irrefrenabile di difendere la miracolosa pietra al costo della propria vita. In epoca pre-islamica, il masso fu trasferito nel villaggio di Macaroba (La Mecca) e custodito all’interno di un robusto parallelepipedo di granito, foderato di seta nera”.
Le tribù beduine si contesero in sanguinosi conflitti il possesso del meteorite: nel secolo XII i Crociati tentarono di conquistare Macoraba per impadronirsi della Pietra. Lo stesso Maometto, pur ordinando la distruzione degli idoli venerati dai Meccani, aveva deciso di preservare sia l’oggetto sia il Cubo sacro, incorporandone il culto all’interno dell’Islam: da allora ogni musulmano è tenuto a recarsi in pellegrinaggio almeno una volta nella vita per rendere tributo alla Kaaba. E’ notevole che la Piramide di Keope (o Kufu) ospiti nella camera superiore un “sarcofago” litico che ha le dimensioni esatte della Kaaba.
Mutatis mutandis, la Pietra nera, probabilmente un betel, una “casa del dio”, ossia uno dei tanti massi e meteoriti onorati dalle popolazioni semitiche che abitavano il Medio oriente nell’antichità, ricorda il monolite di “2001 Odissea nello spazio”, la celebre pellicola di Kubrick, tratta dal romanzo di Arthur C. Clarke. Sono tutti oggetti dai poteri misteriosi ed immani, un po’ totem, un po’ strumenti per comunicare con entità invisibili (e sinistre? Extraterrestri, intraterrestri, alieni, demoni), un po’ stargate, un po’ centro di controllo dell’umanità, ma soprattutto simboli.
In quanto simboli, si stagliano sul sottile orizzonte dell’enigma, là dove la più tetra serenità e la più radiosa disperazione si fondono nel significato ultimo della Vita, significato di cui non ricordiamo più neppure l’esistenza.
Fonti:
J. Keel, L’ottava torre, Roma, 2017, pp. 204-206
A. S. Mercatante, Dizionario dei miti e delle leggende, Roma, 2001, s.v. Kaaba
Secondo alcune leggende musulmane, il sito fu scelto per la sua connessione con Abramo. Il patriarca fu condotto in Arabia da un vento di tempesta inviato da Allah che ordinò all’uomo di erigere un santuario nel luogo in cui il vento l’avrebbe portato. Mentre Abramo stava costruendo l’edificio, si fermò su una delle pietre dove rimase l’orma del piede. La Pietra nera, portata nel santuario dall’arcangelo Gabriele, era un tempo bianca, ma diventò nera a causa dei peccati degli uomini.
In un’altra tradizione fu Adamo il fondatore della Kaaba. Dopo che il progenitore fu espulso dall’Eden, egli si recò alla Mecca dove Allah depose una tenda di giacinto rosso in cui Adamo potesse vivere. La tenda, che era un angelo, in seguito divenne la Pietra nera. Quando il protoplasta stipulò un patto con gli uomini, essi siglarono un documento che fu dato in pasto alla Pietra. Nel giorno del Giudizio, la Pietra estrarrà la lingua per rivelare il nome di tutti i reprobi e di tutti gli eletti.
Quello della Pietra nera è un vero rompicapo: la sua origine è avvolta nelle nebbie di un passato lontanissimo. Scrive John Keel a proposito di questo monolite: “Alcuni dicono che fu consegnato ad Abramo o a suo figlio Ismaele (il progenitore degli Arabi, n.d.r.) da un angelo, altri sostengono che fu nascosto per secoli nella Grande Piramide, costruita appositamente per custodirlo, finché, sotto la minaccia di una guerra o di un terremoto, i sacerdoti egizi decisero di portarlo in salvo in Arabia. [...] Gli scienziati arabi che lo hanno visto, lo descrivono come un agglomerato di metallo, simile agli agglomerati di ferro e nickel delle meteore che cadono sulla Terra. Qualunque cosa sia, quando un uomo gli si avvicina, è folgorato dall’energia cosmica, la sua mente si spalanca e, in un breve istante di illuminazione, vede l’intero cosmo così com’è e non come lo immaginiamo ed è assalito dal desiderio irrefrenabile di difendere la miracolosa pietra al costo della propria vita. In epoca pre-islamica, il masso fu trasferito nel villaggio di Macaroba (La Mecca) e custodito all’interno di un robusto parallelepipedo di granito, foderato di seta nera”.
Le tribù beduine si contesero in sanguinosi conflitti il possesso del meteorite: nel secolo XII i Crociati tentarono di conquistare Macoraba per impadronirsi della Pietra. Lo stesso Maometto, pur ordinando la distruzione degli idoli venerati dai Meccani, aveva deciso di preservare sia l’oggetto sia il Cubo sacro, incorporandone il culto all’interno dell’Islam: da allora ogni musulmano è tenuto a recarsi in pellegrinaggio almeno una volta nella vita per rendere tributo alla Kaaba. E’ notevole che la Piramide di Keope (o Kufu) ospiti nella camera superiore un “sarcofago” litico che ha le dimensioni esatte della Kaaba.
Mutatis mutandis, la Pietra nera, probabilmente un betel, una “casa del dio”, ossia uno dei tanti massi e meteoriti onorati dalle popolazioni semitiche che abitavano il Medio oriente nell’antichità, ricorda il monolite di “2001 Odissea nello spazio”, la celebre pellicola di Kubrick, tratta dal romanzo di Arthur C. Clarke. Sono tutti oggetti dai poteri misteriosi ed immani, un po’ totem, un po’ strumenti per comunicare con entità invisibili (e sinistre? Extraterrestri, intraterrestri, alieni, demoni), un po’ stargate, un po’ centro di controllo dell’umanità, ma soprattutto simboli.
In quanto simboli, si stagliano sul sottile orizzonte dell’enigma, là dove la più tetra serenità e la più radiosa disperazione si fondono nel significato ultimo della Vita, significato di cui non ricordiamo più neppure l’esistenza.
Fonti:
J. Keel, L’ottava torre, Roma, 2017, pp. 204-206
A. S. Mercatante, Dizionario dei miti e delle leggende, Roma, 2001, s.v. Kaaba
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