13 febbraio, 2008

Dante e l'Islam

Pochi autori hanno messo in luce i significati esoterici del poema sacro e costoro hanno subito l'ostracismo della critica ortodossa arroccata su posizioni in linea con l'interpretazione cattolica del capolavoro. Ancora più sparuto è, però, il gruppo di studiosi che hanno colto le convergenze tra la cultura occidentale e quella islamica, in ordine soprattutto alle visioni oltremondane.

Tra gli antecedenti culturali del poema di Dante, si ricordano le opere fondate sul tòpos della “visione” dei regni oltremondani: il Somnium Scipionis, la Visione di San Paolo, il Purgatorio di San Patrizio, il Libro delle tre scritture di Bonvesin della Riva, il De Ierusalem coelesti et de Babilonia civitate infernali di Giacomino da Verona… Non sono, però, quasi mai citate, sebbene correttamente René Guénon ed altri le considerino fondamentali per l’ispirazione dantesca, le fonti arabe, ossia il Corano, il Libro del viaggio notturno e le Rivelazioni della Mecca di Mohyddin ibn Arabi, testi anteriori di circa ottant’anni alla stesura della Commedia. M. Asin Palacios, autore del saggio intitolato La escatologia musulmana en la Divina Commedia, Madrid 1919, afferma che le analogie tra le opere islamiche ed il capolavoro dantesco sono più numerose da sole di tutte quelle che i commentatori hanno individuato rispetto a quelle intercorrenti con le altre letterature di ogni paese.

L'influsso della cultura araba ed ebraica sulla Commedia è indiscutibile. Guénon ci ricorda gli addentellati con la tradizione islamica rintracciabili nell'opera. Eccone qualche esempio: in un adattamento della leggenda musulmana, un lupo ed un leone sbarrano la via al pellegrino, come la lonza, il leone e la lupa fanno indietreggiare Dante; Virgilio è inviato al poeta fiorentino e Gabriele a Mohamed dal Cielo; entrambi, durante il viaggio, soddisfano le curiosità del pellegrino. L'Inferno è annunciato nelle due narrazioni da segni identici: tumulto assordante e confuso e raffica di fuoco. La struttura dell'Inferno dantesco è esemplata su quella dell'inferno musulmano. Ambedue sono un gigantesco imbuto formato da una serie di piani e di scale circolari che menano al centro della terra; ognuno dei gironi accoglie una categoria di peccatori, la cui colpa e pena si aggravano a mano a mano che sono collocati in un cerchio più profondo. Infine questi due inferni sono entrambi situati sotto la città di Gerusalemme. Per purificarsi all'uscita da Malebolge, Dante si sottomette ad una triplice abluzione. Una stessa triplice abluzione purifica le anime nella narrazione musulmana. L'architettura delle sfere celesti attraverso cui si compie l'ascensione è identica: nei novi cieli sono disposte, secondo i loro rispettivi meriti, le anime dei beati, che alla fine si radunano tutte nell'Empireo. L'apoteosi finale dei due itinerari in mentem Dei è la stessa: i due viaggiatori, innalzati sino al cospetto di Dio, ci descrivono il Creatore come un focolare di luce intensissima, circondato dalle schiere angeliche irradianti fulgori.(1) Queste ed altre coincidenze non possono essere accidentali. Per mezzo di chi Dante attinse tali immagini e tòpoi? Mohyddin, nato a Murcia, in Andalusia, morì a Damasco. I suoi discepoli sparsi in tutto il mondo islamico furono forse in contatto con gli Ordini di cavalleria cui l'Alighieri fu molto vicino. (Vedi La normalizzazione degli eretici). E' presumibile che "il ghibellin fuggiasco" recepisse qualche suggestione indiretta tramite i Templari o per mezzo di personaggi come Emanuel Romano, poeta ebreo che Dante conobbe.

Senza dubbio un'attenta rilettura della Commedia, affrancata da pregiudizi interpretativi, consentirebbe di individuare altri indizi di un Dante conoscitore del retaggio arabo ed islamico. La stessa figura di San Francesco potrebbe essere riconsiderata per enucleare qualche legame con i Sufi dei cui insegnamenti risentì il poverello d'Assisi, quando si recò in Egitto, come ormai accertato dalla critica più avveduta. "Però chi d’esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Orïente, se proprio dir vuole". Questi versi del canto XI del Paradiso dove San Tommaso d'Aquino tesse l'elogio di Francesco, accentuando il valore semantico dellla parola "Oriente", adombrano forse il debito del santo nei confronti dell'Oriente musulmano? E' solo una congettura, ma forse non indegna di una qualche considerazione.

Ancora più interessante è l'ipotesi del Troni che, circa il celebre incipit di Inferno VII, Pape satan, pape satan, aleppe, individua assonanze con la pronunzia araba: E' la porta di Satana, è la porta di Satana, fermati, in arabo, bab sciaitan, bab, sciatan, alebb. Se è una combinazione, è una combinazione ben strana, checché ne pensi l'ineffabile Giacalone che definisce tale esegesi "bizzarra" (sic).

Infine se la porta verso il Dante esoterico è stata dischiusa, quella verso il Dante che si ispira all'Islam è ancora ben serrata: sarà il caso di cominciare ad aprirla.

(1) R. Guénon, L'esoterismo di Dante, Roma

4 commenti:

  1. O quam contempta res est homo, nisi supra humana surrexerit..

    Donnie.

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  2. bellissimo post, come sempre, quando parli di dante. ciao

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  3. Ciao Parvatim, povero Dante trasformato in un santino cattolico, come Manzoni.

    Ciao e grazie!

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