14 febbraio, 2008

La filosofia nel giardino

Fino a che punto si può tendere la corda?

Ricordo che qualche anno fa sul terrazzo avevo una magnifica e frondosa pianta di gelsomino, i cui fiori bianchi effondevano un profumo gradevolissimo. Purtroppo, soprattutto a causa di un fattore che si può facilmente immaginare, il gelsomino cominciò a deperire: le foglie ingiallivano e cadevano, sui rami sempre più spesso brulicavano gli afidi. Alla fine, nonostante tentassi con rimedi naturali di debellare i parassiti, la pianta seccò, rimanendone solo uno scheletro grigio. La vicenda del gelsomino è un piccolo ma emblematico caso di lotta per la sopravvivenza, conclusasi con un fallimento. E' appena il caso di ricordare la celebre pagina dello Zibaldone in cui Leopardi raffigura "il giardino della sofferenza" con le piante che si tolgono vicendevolmente la luce e l'aria, soffocandosi ed intrecciando fronde, sarmenti e viticci. La descrizione dell'autore recanatese è una dimostrazione di come il Male si annidi nella natura stessa, sia consustanziale all'essere.

Certo noi constatiamo il Male ogni giorno: nelle guerre che dilaniano intere nazioni; nei bambini, macilenti e dagli occhi infossati, che muoiono di inedia e di sete, dopo un'atroce agonia (Il colpo secco della morte è di gran lunga preferibile); negli ospedali dove i pazienti trascorrono ore eterne in reparti tetri, mentre alcuni medici ed infermieri, del tutto indifferenti al dolore dei malati, si raccontano delle barzellette volgari. Lo constatiamo negli ospizi, in cui anziani abbandonati a sé stessi possono soltanto ripiegarsi nostalgicamente su un passato irrevocabile; negli orfanotrofi, nelle strutture psichiatriche, nelle carceri, nelle camere di tortura, nei mattatoi... Se oltre alle sofferenze fisiche, consideriamo anche quelle morali e psicologiche, l'elenco diventa quasi infinito. Occorre stilarlo?

Eppure al Male che domina incontrastato o quasi la "politica", l'economia, l'"informazione", la "scienza", la società (per chi ci adoperiamo tanto? per questa società laida in cui le persone degne sono numerose quanto i giusti nella Firenze di Dante?), bisogna aggiungere anche il Male spesso nascosto dietro parvenze piacevoli e dietro l'armonia delle forme.

Ricordo che molti ramoscelli del gelsomino si attorcigliavano ad altri, stringendoli in una morsa mortale. Di quando in quando dovevo tagliarli, per evitare che la pianta, forse perché costretta nello spazio angusto di un vaso, soffocasse sé stessa, quasi lasciando intuire un'occulta voluntas tesa all'autodistruzione.

D'altronde il Male non sempre è rivolto contro gli altri o la natura, ma anche, in un impulso di autoannichilimento, contro noi stessi. Thanatos: autolesionismo, suicidio, anoressia e bulimia, come cupio dissolvi. Se il Male storico lascia sgomenti, ma con la forza di denunciarlo e di gridarne l'assurdo, inaccettabile, iniquo prepotere, il Male che, a guisa di radice tenacissima, si abbarbica al cuore dell'essere, lascia ammutoliti.

9 commenti:

  1. noi non conosciamo gli altri Zret, l'unico lavoro è dare "il messaggio", ...che possa infondere speranza anche a un uomo solo

    tutto ciò che è stato fatto di buono, non andrà perduto.

    ciao

    un'abbraccio nella luce, Dio è ancra sul Trono
    Giona

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  2. Noi non conosciamo gli altri. Noi non conosciamo niente, ma proviamo a capire.

    Ciao e grazie.

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  3. Per capire bisogna errare, accettare la nostra fragilità ci rende umani.
    L'umiltà è il più grande insetticida!!

    ciao

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  4. Zret, anche questa volta sei riuscito a toccare il mio cuore. A volte anche noi immedesimiamo il gelsomino, perché non riusciamo a percepire l'amore che è presente intorno a noi, non ce ne rendiamo conto. Tendiamo a formare pensieri negativi che a poco a poco ci indeboliscono energeticamente e successivamente creano problemi sul piano fisico.

    La mente è un enorme elaboratore che predilige e crea le condizioni per la conservazione del corpo, anche se spesso lo fa in modo a noi incomprensibile. Spesso il disagio e la malattia non vengono considerate un messaggio estremo, ma una punizione a qualcosa che abbiamo fatto.

    Dobbiamo evolvere la nostra coscienza per vedere le cose con la giusta prospettiva, al fine di non cadere in stati emotivi negativi.
    Ovviamente questo è difficile, ma alla fine ripaga del tutto.

    Ma questo tu lo sai già...

    Un caro abbraccio e grazie per condividere con noi il tuo cuore.

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  5. anche il mio gelsomino, come gli altri fiori sul balcone, mi hanno fatto riflettere a suo tempo.
    Nonostante tutta la loro sofferenza,visibilissima, hanno saputo infondermi un messaggio di tenacia ed amore.
    Grazie infinite
    Un abbraccio
    nepi

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  6. Già non ci rimane più niente.

    Non ci resta che mettere direttamente un vaso pieno di bella sabbia sul balcone!

    Almeno così anticiperemo i tempi e le mode!

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  7. Forse il gelsomino non tollerava pi� il cielo chimico... Forse anche le piante hanno un'"anima".

    Ciao a tutti e grazie.

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  8. Le piante hanno un "anima" certamente, ma non come la intendiamo noi. Anche loro hanno aura e forma energetica. Se tagliamo un ramo ad esempio la pianta modifica il suo campo energetico e "soffre" questo cambiamento.

    Per questo riconosce l'empatia di chi l'annaffia (da la vita), chi la cura e chi è in simbiosi. Tutto è perfetto e in armonia in Natura.

    Peccato che ce ne dimentichiamo troppo spesso...

    Ciao

    Ps. Ovviamente è un' enozione diversa da quella dell'uomo, ma non per questo inferiore...

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  9. E' vero Freenfo, le piante sanno essere empatiche, molto pi� di certe persone.

    Ciao!

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