03 febbraio, 2008

La normalizzazione degli eretici come strumento di dominio ideologico: il caso di Dante Alighieri (seconda parte)

Mi sia concesso qui di fare una breve digressione sul Templarismo. E' un errore, a mio parere, sia considerare i Templari ora gli unici depositari di una dottrina iniziatica ora, al contrario, degli avidi banchieri e, peggio, i corifei di quelle sette perverse che, dietro le quinte, dirigono i destini del mondo perseguendo scopi ignobili, almeno dal XVIII secolo. No, non penso che i Templari fossero tutti dei depravati né che fossero, anche quelli ai vertici dell'Ordine, degli iniziati ad un sapere esoterico. Come spesso avviene, tra loro dovette allignare qualche mala pianta, ma pure qualcuno operò per ripristinare i rapporti con la cultura sotterranea ebraica ed araba, di cui, non a caso, Dante fu profondo conoscitore.

E' in questo ambito che si colloca appunto il Templarismo del poeta fiorentino, da intendersi probabilmente come sogno di una religione universale, di là dalle differenze confessionali. Era l'obiettivo perseguito dai Cavalieri di Cristo, ostili come Dante, all'egemonia teocratica di Roma. Dietro una parvenza di ortodossia (ma ripeto: che cos'è l'ortodossia?), essi coltivarono una dottrina tesa a recuperare pristini e perduti ideali risalenti a correnti pre-cristiane, gnostiche, egizie, archetipiche. Che poi simboli dei Templari (dal Baphomet alla croce) siano stati mutuati per opera di confraternite cattoliche e para-cattoliche, per snaturarli e per stravolgerne il valore, non significa che già in origine tali emblemi rivestissero un significato malefico. I profani penetrarono nel Tempio e ne asportarono gli oggetti sacri.

E' come se un bruto volesse dedicarsi alla pittura Zen. Potrà pure, ma con quali risultati? Ebbene è quello che è successo quando certe perle sono cadute nelle mani di esseri ignoranti e malvagi. Pertanto, come osservava Paolo, in suo commento, "non dobbiamo confondere la validità di una dottrina spirituale con l'indegnità dei suoi ministri (anche se non di tutti). Un conto è la qualifica spesso banditesca del clero cattolico e di altre confessioni cristiane. Un conto è la natura di una dottrina spirituale di per sé impersonale e pertanto non legata ad individualità storiche...
Non dobbiamo nemmeno confondere il nucleo esoterico, spirituale del Cristianesimo con la sua estrinsecazione exoterica fatta di dogmi, coercizioni, minacce a tipo ‘feedback’, violenze senza nome e soprusi a non finire".

Così non si deve creare una commistione tra l’insegnamento iniziatico del Templarismo e di altre tradizioni medievali e moderne con la volgarizzazione e persino, in taluni casi, con la demonizzazione di contenuti originariamente alti per opera di loschi personaggi cui interessano solo il denaro, la lussuria, il successo, il potere ed il controllo, disvalori agli antipodi, come è evidente, dell'abnegazione e del sacrificio di sé.

E' anche possibile che di antiche scuole alchemiche (lato sensu) non resti oggi più nulla o quasi: l'imbarbarimento della nostra società è a tal punto grave e capillare che, dietro parvenze di esoterismo, si nasconde solo l'abominazione. E' come se del fustagno fosse impreziosito da qualche filo di seta a mo' di broccato.

Si corre, però, il rischio, quando si cerca di scovare simboli dappertutto, prendendo lucciole per lanterne, simboli ostentati da quelli che impropriamente sono definiti Illuminati, di condannare alla damnatio memoriae lo stesso Dante che amava scrivere in modo cifrato. Il sommo autore, infatti, come notò correttamente Guénon, con la sua visione iniziatica dei tre regni oltremondani, anticipò alcuni "lessemi" della Massoneria. Questo non significa che la sua Weltanschauung debba essere confusa con gli scopi della Massoneria degenerata che oggi domina. Il senso della giustizia, la caratura morale, la fede, l' anelito verso un’età in cui la Terra sarà redenta dal male, sono del tutto incompatibili con i disvalori di congreghe che sono la grottesca caricatura di circoli iniziatici.


Articolo correlato: Mario Madia, San Francesco d'Assisi ed i Sufi, 2007

Leggi qui la prima parte.

5 commenti:

  1. Zret, sono d'accordo sul non confondere l'insegnamento originario e puro di alcuni insegnamenti, con quello che l'uomo trae per loschi giochi a proprio vantaggio.

    Molte delle filosofie antiche si basavano su profondi studi spirituali, su la ricerca al fine della crescita interiore, piuttosto che l'utilizzo di queste nozioni per esercitare un potere.

    Lo stesso simbolo di per se ha poco valore. Il valore lo conferisce l'uomo e ne accresce il potere a seconda dell'utilizzo che ne fa.

    Ci sono alcune pratiche antiche che racchiudono la bellezza dell'essere, a testimoniare che l'uomo spesso può innalzare la sua anima ad una condizione più evoluta.

    Spero di non aver divagato troppo...

    Ciao, un caro saluto

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  2. Ma a molti basta sesso soldi e potere.
    Quell'innalzamento a qunto pare è stato dimenticato.
    è questo giorno di mutamenti di valore, confidiamo nella nostra buona volontà.
    Abbiamo appreso che non tutto è come sembra, già denunciare l'illusione è un gran passo.
    Che la verità giunga a più orecchie possibili.


    Ciao

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  3. Parole sagge sia quelle di Freenfo sia quelle di Fenice. I simboli sono immagini potenti e polivalenti: l'inconscio (o superconscio?) usa come vocaboli gli emblemi anteriori allo stesso linguaggio.

    Mi sembrava giusto spezzzare una lancia a favore dei Templari, spesso ingiustamente calunniati.

    Ciao e grazie.

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  4. Bellissimo articolo, non si legge spesso dei Templari in questi termini.

    Complimenti

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