L’ora è un’era ed i pianeti sono piani di realtà.
“Poteva essere evitato”: molte volte abbiamo sentito questa frase, in seguito ad una disgrazia. L’enunciato non è corretto sotto il profilo morfo-sintattico, perché bisognerebbe usare il condizionale. L’impiego dell’indicativo non di meno è sintomatico: la proposizione in questo modo si situa ancora maggiormente nel tranquillo recinto del senso comune, dove gli oggetti possono essere indicati e gli eventi sono oggettivi.
L’unità linguistica in esame pare errata anche sul piano concettuale, in quanto implica l’idea che un evento si possa evitare, se solo si interviene su una o più variabili. E’ un’idea del senso comune, modo di pensare che il filosofo George Edward Moore (1873- 1958) intende difendere contro le astrusità, soprattutto dei pensatori idealisti. Moore, contro chi afferma che il tempo non è reale, obietta che dovremo negare di aver fatto colazione prima di pranzare. Mi chiedo se questa concezione realistica del tempo, potrebbe valere per un batterio: è un batterio in grado di distinguere il prima dal dopo? In generale, gli animali percepiscono il tempo come gli uomini o alcune specie non lo percepiscono affatto?
Ancora Moore provoca gli idealisti: com’è possibile mettere in dubbio che esistano oggetti materiali, dal momento che questa è una mano e questa è un’altra mano? Il senso comune, che è stato definito una “scienza degradata”, si rivela utile, pratico, ma non può ambire alla certezza. Che esistano oggetti fisici è possibile, ma non sicuro. L’ultimo Wittgenstein, pur senza impegnarsi in una vera confutazione dell’ingenua e tautologica filosofia di Moore, collocò le credenze della filosofia popolare sullo sfondo ereditato da una comunità, tenuta insieme dai linguaggi (giochi linguistici) e dall’istruzione. In questo campo, al confine fra trasmissione di esperienze e regole convenzionali di tipo logico-semantico, si pongono i dubbi, poiché “pensare è dubitare”. (L. Wittgenstein, Della certezza)
Che cosa accadrebbe, se si insegnasse ad un bambino che la Terra è piatta e se egli leggesse ciò in tutti i manuali scolastici e testi scientifici? L’istruzione e la percezione (quest’ultima in modo meno costante e persuasivo) non contraddirebbero questo “dato” ed il senso comune includerebbe tra le evidenze che la Terra è piatta.
Dunque, nell’ambito del senso comune, che senso ha la frase “Poteva essere evitato”? Essa esprime la persuasione di un percorso su cui può incidere con il libero arbitrio, con la modifica di qualche fattore. Da un punto di vista sintattico e semantico, questo convincimento si affaccia nel “se”. Se X non fosse accaduto, Y non si sarebbe verificato. Se quel giorno X non fosse uscito, (aveva intenzione di rimanere in casa, ma poi ci ha ripensato), non sarebbe stato derubato. In verità, quel “se” ne presuppone moltissimi altri: infatti la rapina subita si colloca alla fine di una catena di eventi. La concatenazione degli eventi conduce a quel preciso esito e si può sempre trovare una connessione che lega un avvenimento all’altro, se non altro come sequenza. Alla fine, si potrebbe risalire al primo “se”: se X non fosse nato, non sarebbe stato derubato. Se nulla esistesse…
Si sarebbe tentati di dar ragione a Nietzsche che considerava il concetto di libertà “una bugia vitale”. Il discorso si complica se, però, valicando appunto i confini angusti del senso comune, si ipotizza che numerosi eventi si diramano da un nucleo centrale, a somiglianza dei raggi che si dipartono dal mozzo di una ruota o a guisa di quei semi che si disperdono nell’ambiente dopo che è esplosa la capsula in cui erano contenuti. Così, mentre qui un accadimento si struttura in un modo, altrove assume una differente (contraria?) configurazione, spalancando le porte all'inimmaginabile.
La frase “Poteva essere evitato” ci induce a chiederci: se l’avvenimento fosse stato schivato, tutta una serie di circostanze sarebbe cambiata, introducendo un surplus di entropia? Scansare quel fatto vale stravolgere un equilibrio che coincide con un apparente caos? Le domande sono importanti, perché implicano il senso recondito di TUTTI gli accadimenti e quindi della vita di ognuno. Le opzioni precipue sono le seguenti: tutti gli eventi sono non necessari e fortuiti, alcuni lo sono ed altri no, a tutto soggiace una logica, anche se non possiamo né conoscerla né comprenderla del tutto.
Sono quesiti cui è impossibile rispondere in modo esauriente e definitivo: la ricerca è costretta a fermarsi proprio là dove siamo coinvolti. Ciò che ci preme e riguarda il nostro destino, il significato ultimo dell’esistenza e del mondo è inghiottito dal silenzio.
“Poteva essere evitato”: molte volte abbiamo sentito questa frase, in seguito ad una disgrazia. L’enunciato non è corretto sotto il profilo morfo-sintattico, perché bisognerebbe usare il condizionale. L’impiego dell’indicativo non di meno è sintomatico: la proposizione in questo modo si situa ancora maggiormente nel tranquillo recinto del senso comune, dove gli oggetti possono essere indicati e gli eventi sono oggettivi.
L’unità linguistica in esame pare errata anche sul piano concettuale, in quanto implica l’idea che un evento si possa evitare, se solo si interviene su una o più variabili. E’ un’idea del senso comune, modo di pensare che il filosofo George Edward Moore (1873- 1958) intende difendere contro le astrusità, soprattutto dei pensatori idealisti. Moore, contro chi afferma che il tempo non è reale, obietta che dovremo negare di aver fatto colazione prima di pranzare. Mi chiedo se questa concezione realistica del tempo, potrebbe valere per un batterio: è un batterio in grado di distinguere il prima dal dopo? In generale, gli animali percepiscono il tempo come gli uomini o alcune specie non lo percepiscono affatto?
Ancora Moore provoca gli idealisti: com’è possibile mettere in dubbio che esistano oggetti materiali, dal momento che questa è una mano e questa è un’altra mano? Il senso comune, che è stato definito una “scienza degradata”, si rivela utile, pratico, ma non può ambire alla certezza. Che esistano oggetti fisici è possibile, ma non sicuro. L’ultimo Wittgenstein, pur senza impegnarsi in una vera confutazione dell’ingenua e tautologica filosofia di Moore, collocò le credenze della filosofia popolare sullo sfondo ereditato da una comunità, tenuta insieme dai linguaggi (giochi linguistici) e dall’istruzione. In questo campo, al confine fra trasmissione di esperienze e regole convenzionali di tipo logico-semantico, si pongono i dubbi, poiché “pensare è dubitare”. (L. Wittgenstein, Della certezza)
Che cosa accadrebbe, se si insegnasse ad un bambino che la Terra è piatta e se egli leggesse ciò in tutti i manuali scolastici e testi scientifici? L’istruzione e la percezione (quest’ultima in modo meno costante e persuasivo) non contraddirebbero questo “dato” ed il senso comune includerebbe tra le evidenze che la Terra è piatta.
Dunque, nell’ambito del senso comune, che senso ha la frase “Poteva essere evitato”? Essa esprime la persuasione di un percorso su cui può incidere con il libero arbitrio, con la modifica di qualche fattore. Da un punto di vista sintattico e semantico, questo convincimento si affaccia nel “se”. Se X non fosse accaduto, Y non si sarebbe verificato. Se quel giorno X non fosse uscito, (aveva intenzione di rimanere in casa, ma poi ci ha ripensato), non sarebbe stato derubato. In verità, quel “se” ne presuppone moltissimi altri: infatti la rapina subita si colloca alla fine di una catena di eventi. La concatenazione degli eventi conduce a quel preciso esito e si può sempre trovare una connessione che lega un avvenimento all’altro, se non altro come sequenza. Alla fine, si potrebbe risalire al primo “se”: se X non fosse nato, non sarebbe stato derubato. Se nulla esistesse…
Si sarebbe tentati di dar ragione a Nietzsche che considerava il concetto di libertà “una bugia vitale”. Il discorso si complica se, però, valicando appunto i confini angusti del senso comune, si ipotizza che numerosi eventi si diramano da un nucleo centrale, a somiglianza dei raggi che si dipartono dal mozzo di una ruota o a guisa di quei semi che si disperdono nell’ambiente dopo che è esplosa la capsula in cui erano contenuti. Così, mentre qui un accadimento si struttura in un modo, altrove assume una differente (contraria?) configurazione, spalancando le porte all'inimmaginabile.
La frase “Poteva essere evitato” ci induce a chiederci: se l’avvenimento fosse stato schivato, tutta una serie di circostanze sarebbe cambiata, introducendo un surplus di entropia? Scansare quel fatto vale stravolgere un equilibrio che coincide con un apparente caos? Le domande sono importanti, perché implicano il senso recondito di TUTTI gli accadimenti e quindi della vita di ognuno. Le opzioni precipue sono le seguenti: tutti gli eventi sono non necessari e fortuiti, alcuni lo sono ed altri no, a tutto soggiace una logica, anche se non possiamo né conoscerla né comprenderla del tutto.
Sono quesiti cui è impossibile rispondere in modo esauriente e definitivo: la ricerca è costretta a fermarsi proprio là dove siamo coinvolti. Ciò che ci preme e riguarda il nostro destino, il significato ultimo dell’esistenza e del mondo è inghiottito dal silenzio.